Adorazione
Adoration
Durata
98
Formato
Regista
Paul (Thomas Gioria) è un ragazzo di dodici anni, che vive insieme a sua madre in una casa al limitare di un bosco, vicino a una clinica psichiatrica. Tra i pazienti dell’istituto c’è la coetanea Gloria (Fantine Harduin), una ragazza problematica con cui Paul crea un fortissimo legame, fin dal primo sguardo. I due fuggiranno insieme, lontano, cercando di iniziare una nuova vita.
Quinto lungometraggio di Fabrice Du Welz, che firma in questo caso un racconto di formazione ricco di mistero, con anche alcune di quelle venature horror da cui era partita la sua carriera con Calvaire nel 2004. Si mescolano colori, luci e ombre in questa pellicola dalla forte componente estetica, in cui i due protagonisti sono costantemente seguiti da una cinepresa mano e da riprese di dettagli dei loro volti e dei loro corpi immersi nella natura circostante. Come il già citato Calvaire e Alleluia, Du Welz sfrutta il paesaggio delle Ardenne per mostrare sul grande schermo una natura dai tratti sublimi, tanto affascinante quanto inquietante, che finisce per essere una terza protagonista della vicenda. In questo viaggio che è anche un’esplorazione degli abissi dell’animo umano, e di quella “adorazione” che non ci permette di vederli, il coinvolgimento è alto nonostante una trama di base ai limiti dell’elementare e qualche ridondanza di troppo. Ma lo sguardo dei due giovanissimi personaggi (fin dal primo, epifanico incontro) ci dice molto più di tante parole e la sottile inquietudine che permea l’intera pellicola aumenta l’emotività dello spettatore, mescolando momenti di estrema staticità ad altri di grande dinamicità e violenza.
Quinto lungometraggio di Fabrice Du Welz, che firma in questo caso un racconto di formazione ricco di mistero, con anche alcune di quelle venature horror da cui era partita la sua carriera con Calvaire nel 2004. Si mescolano colori, luci e ombre in questa pellicola dalla forte componente estetica, in cui i due protagonisti sono costantemente seguiti da una cinepresa mano e da riprese di dettagli dei loro volti e dei loro corpi immersi nella natura circostante. Come il già citato Calvaire e Alleluia, Du Welz sfrutta il paesaggio delle Ardenne per mostrare sul grande schermo una natura dai tratti sublimi, tanto affascinante quanto inquietante, che finisce per essere una terza protagonista della vicenda. In questo viaggio che è anche un’esplorazione degli abissi dell’animo umano, e di quella “adorazione” che non ci permette di vederli, il coinvolgimento è alto nonostante una trama di base ai limiti dell’elementare e qualche ridondanza di troppo. Ma lo sguardo dei due giovanissimi personaggi (fin dal primo, epifanico incontro) ci dice molto più di tante parole e la sottile inquietudine che permea l’intera pellicola aumenta l’emotività dello spettatore, mescolando momenti di estrema staticità ad altri di grande dinamicità e violenza.