Antonio das Mortes
O Dragão da Maldade contra o Santo Guerreiro
Durata
100
Formato
Regista
Antonio das Mortes (Maurício do Valle) è incaricato da un ricco e potente signorotto locale di una zona deserta e brulla del Brasile di soffocare la rivolta dei contadini. Il mercenario però si rende conto delle condizioni dei poveri, abbracciandone la causa e rivoltandosi contro il padrone
Il primo film a colori di Glauber Rocha presenta, rispetto ai precedenti Il dio nero e il diavolo biondo (1964) e soprattutto Terra In trance (1967), un impianto di fondo più tradizionale e un approccio stilistico leggermente meno furioso, pur confermando la tendenza a un cinema estremamente libero e in cui la ricerca formale vuole essere immediata espressione delle rivendicazioni e delle denunce politiche e sociali; lo si vede, in particolare, nell'utilizzo dei canti (diegetici e non) che assumono quasi il ruolo del coro della tragedia greca. Nonostante la narrazione sia a tratti prevedibile, è un film potente e capace di far riflettere, ben confezionato e recitato in maniera credibile da tutto il cast. Antonio das Mortes era già apparso ne Il dio nero e il diavolo biondo, in un ruolo importante: i due film, oltre al personaggio, hanno in comune il fatto, qui accentuato, di essere sotto certi aspetti dei western e di dialogare sia con l'estetica che con la narrazione di quel genere. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Il primo film a colori di Glauber Rocha presenta, rispetto ai precedenti Il dio nero e il diavolo biondo (1964) e soprattutto Terra In trance (1967), un impianto di fondo più tradizionale e un approccio stilistico leggermente meno furioso, pur confermando la tendenza a un cinema estremamente libero e in cui la ricerca formale vuole essere immediata espressione delle rivendicazioni e delle denunce politiche e sociali; lo si vede, in particolare, nell'utilizzo dei canti (diegetici e non) che assumono quasi il ruolo del coro della tragedia greca. Nonostante la narrazione sia a tratti prevedibile, è un film potente e capace di far riflettere, ben confezionato e recitato in maniera credibile da tutto il cast. Antonio das Mortes era già apparso ne Il dio nero e il diavolo biondo, in un ruolo importante: i due film, oltre al personaggio, hanno in comune il fatto, qui accentuato, di essere sotto certi aspetti dei western e di dialogare sia con l'estetica che con la narrazione di quel genere. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes.