Ostia
Durata
103
Formato
Regista
Due fratelli, Bandiera e Rabbino (Laurent Terzieff e Franco Citti), emarginati e asociali, vivono di espedienti e piccoli crimini, dentro e fuori dal carcere. Un giorno accolgono in casa Monica (Anita Sanders), una bellissima prostituta: inizialmente trattata come una sorellina, la ragazza turberà inconsapevolmente il morboso equilibrio dei fratelli, fino ad arrivare alla tragedia.
Durissimo esordio alla regia di Sergio Citti, che firma con Pier Paolo Pasolini soggetto e sceneggiatura, Ostia è una celebrazione della disperazione umana ai suoi massimi livelli. La solitudine di Bandiera e Rabbino, dall'infanzia parricida alla vita adulta fatta di stordimento alcolico e ignoranza, è così lacerante e incolmabile che neppure l'arrivo di Monica, ingenua e vitale, riuscirà a dare loro un poco di speranza. Una relazione sottilmente perversa e allusivamente incestuosa lega i due uomini, pervadendo di un'atmosfera malata e disturbante la pellicola, punteggiata di flashback di autentica crudeltà, come la sequenza del ritrovamento della pecora Rosina decapitata, l'omicidio del padre, anarchico ubriacone e rozzo, o lo stupro di Monica da parte del genitore. È una città sporca e decadente quella dove i fratelli si trovano a vivere, che gioca con la morte come la ragazza fa con la carcassa di un gabbiano trovata in spiaggia: un mondo putrescente e destinato a una squallida estinzione. Memorabile e grottesca la sequenza del banchetto, in cui genitori e amici sbeffeggiano Bandiera e Rabbino bambini, disperati per aver perso la loro unica amica, una pecora. Perfette le interpretazioni di Citti e Terzieff, sporchi, disagiati ma in fondo teneri e commoventi nella loro tragicità; Ninetto Davoli è Fiorino.
Durissimo esordio alla regia di Sergio Citti, che firma con Pier Paolo Pasolini soggetto e sceneggiatura, Ostia è una celebrazione della disperazione umana ai suoi massimi livelli. La solitudine di Bandiera e Rabbino, dall'infanzia parricida alla vita adulta fatta di stordimento alcolico e ignoranza, è così lacerante e incolmabile che neppure l'arrivo di Monica, ingenua e vitale, riuscirà a dare loro un poco di speranza. Una relazione sottilmente perversa e allusivamente incestuosa lega i due uomini, pervadendo di un'atmosfera malata e disturbante la pellicola, punteggiata di flashback di autentica crudeltà, come la sequenza del ritrovamento della pecora Rosina decapitata, l'omicidio del padre, anarchico ubriacone e rozzo, o lo stupro di Monica da parte del genitore. È una città sporca e decadente quella dove i fratelli si trovano a vivere, che gioca con la morte come la ragazza fa con la carcassa di un gabbiano trovata in spiaggia: un mondo putrescente e destinato a una squallida estinzione. Memorabile e grottesca la sequenza del banchetto, in cui genitori e amici sbeffeggiano Bandiera e Rabbino bambini, disperati per aver perso la loro unica amica, una pecora. Perfette le interpretazioni di Citti e Terzieff, sporchi, disagiati ma in fondo teneri e commoventi nella loro tragicità; Ninetto Davoli è Fiorino.