Bogancloch
Bogancloch
Durata
86
Formato
Regista
Bogancloch è la casa di Jake Williams, sperduta in una vasta foresta delle Highlands scozzesi. Il film ritrae la sua vita lungo il filo delle stagioni e le persone che, di tanto in tanto, entrano nella sua esistenza altrimenti solitaria e tratteggia una vita che si sta trasformando sottilmente in un mondo che sta cambiando radicalmente.
«Ho realizzato uno dei miei primi corti e il mio primo lungometraggio con Jake Williams. Mi piace ritrovare una persona, osservare come ripetiamo gesti e ossessioni, ma anche notare come questi cambiano perché il mondo cambia». È lo stesso Ben Rivers a spiegare le motivazioni che l’hanno portato a ritrarre nuovamente Jake Williams, carismatico eremita in fuga da ogni forma di civiltà, già protagonista del suo esordio al lungometraggio Two Years at Sea (2011). Se in quel film si raccontava il suo allontanamento dal mare per andare a vivere nel centro delle foreste scozzesi, questo nuovo prodotto – diviso tra documentario e sperimentazione – lo riprende una dozzina di anni dopo, totalmente immerso nella vita della foresta, cercando di sopravvivere e di integrarsi il più possibile nella natura circostante. Quello di Ben Rivers è diventato da qualche tempo un cinema forse troppo autocompiaciuto e un po’ furbetto, ma il fascino delle sue pellicole rimane invariato, grazie a suggestioni visive e sonore di grandissima forza, che sfiorano la videoarte per diventare poi cinema di ottimo livello. Tanto affascinante quanto respingente, Bogancloch è un film da prendere o lasciare, un’operazione di grande forza poetica, che richiede però pazienza e il giusto spirito per essere ammirata. In mezzo a un prodotto tanto carnale e intellettuale, però, ci sono sprazzi di fortissima umanità, grazie soprattutto ai momenti cantati in cui sentiamo la bellissima voce del protagonista. Se qualche passaggio risulta fine a se stesso il bellissimo finale rialza le sorti generali della pellicola, regalandoci una ripresa aerea in cui salutiamo Jake William realizzando, grazie alla cinepresa, il suo sogno di perdersi e integrarsi totalmente nella natura circostante. Presentato in concorso al Locarno Film Festival 2024.
«Ho realizzato uno dei miei primi corti e il mio primo lungometraggio con Jake Williams. Mi piace ritrovare una persona, osservare come ripetiamo gesti e ossessioni, ma anche notare come questi cambiano perché il mondo cambia». È lo stesso Ben Rivers a spiegare le motivazioni che l’hanno portato a ritrarre nuovamente Jake Williams, carismatico eremita in fuga da ogni forma di civiltà, già protagonista del suo esordio al lungometraggio Two Years at Sea (2011). Se in quel film si raccontava il suo allontanamento dal mare per andare a vivere nel centro delle foreste scozzesi, questo nuovo prodotto – diviso tra documentario e sperimentazione – lo riprende una dozzina di anni dopo, totalmente immerso nella vita della foresta, cercando di sopravvivere e di integrarsi il più possibile nella natura circostante. Quello di Ben Rivers è diventato da qualche tempo un cinema forse troppo autocompiaciuto e un po’ furbetto, ma il fascino delle sue pellicole rimane invariato, grazie a suggestioni visive e sonore di grandissima forza, che sfiorano la videoarte per diventare poi cinema di ottimo livello. Tanto affascinante quanto respingente, Bogancloch è un film da prendere o lasciare, un’operazione di grande forza poetica, che richiede però pazienza e il giusto spirito per essere ammirata. In mezzo a un prodotto tanto carnale e intellettuale, però, ci sono sprazzi di fortissima umanità, grazie soprattutto ai momenti cantati in cui sentiamo la bellissima voce del protagonista. Se qualche passaggio risulta fine a se stesso il bellissimo finale rialza le sorti generali della pellicola, regalandoci una ripresa aerea in cui salutiamo Jake William realizzando, grazie alla cinepresa, il suo sogno di perdersi e integrarsi totalmente nella natura circostante. Presentato in concorso al Locarno Film Festival 2024.