Mare's Nest

Mare's Nest

Durata

98

Regista

Moon (Moon Guo Barker) viaggia in un misterioso mondo senza adulti. In una capanna di montagna incontra una studiosa diventata saggia e la sua interprete, e cerca di capire cosa sta succedendo. Conosce altri bambini che recitano per lei, le fanno vedere un film o le regalano qualcosa, mostrandole diversi modi di vivere. Lei osserva e va oltre, verso un futuro sconosciuto.

Un anno dopo Bogancloch (2024), Ben Rivers torna con un altro progetto stratificato e anticonvenzionale. Mare’s Nest rappresenta, infatti, l’ennesimo interessante tassello di un percorso cinematografico, cominciato nel 1993 con il cortometraggio The Big Sink, all’insegna della sperimentazione artistica e della riflessione sul corpo delle immagini. Prendendo in parte spunto dal testo teatrale di Don De Lillo The Word for Snow, il film di Rivers si muove tra i paesaggi di un mondo desolato e abbandonato, sospeso tra passato e futuro. Un mondo logorato dall’incertezza, specchio delle ansie globali contemporanee, i cui soli abitanti rimasti sono dei bambini. Come spesso accade nel cinema di Rivers, abbiamo pochissime coordinate narrative per poterci orientare all’interno della storia raccontata: per esempio, non sappiamo che fine abbiano fatto gli adulti, né quale sia stata la causa dello spopolamento della terra. Tutto ciò che ci è dato sapere lo troviamo all’interno delle immagini costruite con il consueto approccio filologico sulle coordinate di tempo e spazio da parte del regista americano. In ciascuna inquadratura del film, infatti, Rivers architetta la gestione dello spazio per mostrare come i giovanissimi personaggi, protagonisti di una nuova era del mondo, (ri)stabiliscano una sintonia e un accordo profondo con l’ambiente che li ospita, rimandando a una dimensione ancestrale del rapporto tra uomo e natura. Non esiste più il dominio della tecnica, anzi, gli oggetti di produzione di massa vengono riciclati per rispondere al bisogno primario per un bambino: giocare. Ma questo rapporto ancestrale tra bambini e natura è rintracciabile anche nella piccola proiezione a cui la giovane Moon assiste durante la visita a una comunità autogestita da suoi coetanei: un racconto per immagini fatto di simboli e riferimenti alla pittura rupestre ma anche alle figure della mitologia greca, come il labirinto del Minotauro (una scelta questa forse un po' didascalica per un prodotto di questa portata concettuale). È il tempo del mito, un tempo sacro e primordiale, in cui presente, passato e futuro diventano interconnessi, la vera chiave di lettura per cercare di interpretare il cinema di Rivers, il quale, pur non rinunciando mai alla sperimentazione visiva e nonostante qualche compiacimento di troppo, riesce bene a cristallizzare nelle immagini del suo cinema una tensione irresistibile verso un eterno futuro-presente. Non fa da eccezione il bellissimo finale, con la protagonista che, di fronte a tutte le domande e le questioni irrisolte durante il suo lungo viaggio, decide comunque di proseguire sorridente e spensierata per la sua strada, andando incontro al tramonto.



Lascia un tuo commento

Dello stesso regista

Potrebbero interessarti anche

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica