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Brand Upon the Brain!
Brand Upon the Brain!
Durata
95
Formato
Regista
Su un'isola remota e misteriosa, passa l'infanzia il giovane Guy Maddin (Sullivan Brown). Insieme a sua sorella (Maya Lawson) è costantemente vittima delle ossessioni dei genitori: il padre (Todd Moore) è un minaccioso scienziato proprietario di un orfanotrofio; la madre (Gretchen Krich) dà scarso affetto ai suoi figli ed è interessata unicamente a “ringiovanire”.
Guy Maddin prosegue a mettere in scena quel percorso psicanalitico in cui tenta, dopo Cowards Bend the Knee (2003), di rappresentare sullo schermo la sua vita e, in questo caso, la sua infanzia. Così come il successivo e più solido My Winnipeg (2007), il regista canadese racconta se stesso sotto le forme di un linguaggio cinematografico ormai vetusto: quasi totalmente muto, Brand Upon the Brain! utilizza mascherini e altre tecniche provenienti da un cinema ormai dimenticato come mezzo, in questo senso coerentissimo, per compiere un viaggio nel passato. La trama, costellata di simboli, metafore e paradossi, è segnata da continui cambi di registro che spaziano dalla commedia al dramma senza porsi alcuna barriera. L'andamento è ambiguo e temporalmente confuso (la madre invecchia e ringiovanisce), ma il montaggio vibrante rende il tutto potente e capace di scuotere a fondo. A volte si ha il dubbio del semplice esercizio di stile ma resta un lungometraggio unico e potente. Da vedere. Voce narrante di Isabella Rossellini.
Guy Maddin prosegue a mettere in scena quel percorso psicanalitico in cui tenta, dopo Cowards Bend the Knee (2003), di rappresentare sullo schermo la sua vita e, in questo caso, la sua infanzia. Così come il successivo e più solido My Winnipeg (2007), il regista canadese racconta se stesso sotto le forme di un linguaggio cinematografico ormai vetusto: quasi totalmente muto, Brand Upon the Brain! utilizza mascherini e altre tecniche provenienti da un cinema ormai dimenticato come mezzo, in questo senso coerentissimo, per compiere un viaggio nel passato. La trama, costellata di simboli, metafore e paradossi, è segnata da continui cambi di registro che spaziano dalla commedia al dramma senza porsi alcuna barriera. L'andamento è ambiguo e temporalmente confuso (la madre invecchia e ringiovanisce), ma il montaggio vibrante rende il tutto potente e capace di scuotere a fondo. A volte si ha il dubbio del semplice esercizio di stile ma resta un lungometraggio unico e potente. Da vedere. Voce narrante di Isabella Rossellini.
