1919, ad Archangel, una cittadina del Nord della Russia inconsapevole che la Prima guerra mondiale sia finita, arriva Boles (Kyle McCulloch), tenente canadese vittima di continue amnesie. Ha scordato tutto, ma non il suo amore per Iris, di cui porta le ceneri in una grande urna. Anche Veronkha (Kathy Marykuca), ragazza abbandonata da suo marito durante la luna di miele, ha perso la memoria e Boles è convinto che si tratti, in realtà, della sua amata Iris.

Secondo lungometraggio del folle e visionario regista canadese Guy Maddin, dopo Tales From the Gimli Hospital (1988). Girato in bianco e nero con una pellicola 16 mm, è un film (quasi totalmente) muto, capace però di sfruttare al meglio gli effetti sonori e la musica. Mescolando dramma e commedia, Maddin firma una pellicola sul trauma del conflitto bellico, utilizzando convenzioni cinematografiche dimenticate e accrescendo l'espressività della pellicola grazie a immagini distorte, contrasti di luce e ombre stilizzate. Spesso si perde il filo e il film gira un po' a vuoto, ma la malinconia che trasmette è tangibile, così come palpabili sono le suggestioni estetiche e drammaturgiche. Sembra provenire da un altro universo, e forse è così poiché il cinema di Guy Maddin non assomiglia a quello di nessun altro.
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