Twilight of the Ice Nymphs
Twilight of the Ice Nymphs
Durata
92
Formato
Regista
A Mandragora, luogo dove il sole non tramonta mai, Peter Glahn (Nigel Whitmey) esce di prigione e si dirige verso la sua fattoria. Durante il viaggio conosce Juliana (Pascale Bussières), affascinante ragazza di cui s'innamora. Raggiunta la sua casa domestica, ritrova sua sorella (Shelley Duvall) e una serie di altre figure che tormenteranno i suoi giorni futuri.
Scritto dal fidato George Toles, storico collaboratore di Guy Maddin, Twilight of the Ice Nymphs è il primo film in cui il regista canadese utilizza colori “reali” che sembrano ispirati alle pellicole del cinema hollywoodiano degli anni Cinquanta. Abbandona così, anche se solo temporaneamente, i riferimenti al periodo del muto e costruisce un melodramma macchinoso dal punto di vista narrativo e sinuoso dal versante stilistico. A colpire è soprattutto il non luogo di Mandragora, spazio simbolico e quasi utopico, costantemente illuminato e per questo contrapposto agli spazi oscuri che si annidano all'interno dei personaggi in campo. Le sequenze da ricordare non mancano (i colori dei fondali che corrispondono agli stati d'animo, la statua senza volto che finisce per somigliare a tutte le donne) ma si perdono in un disegno complessivo troppo vuoto e artificioso per stupire come vorrebbe. Notevole, però, la colonna sonora.
Scritto dal fidato George Toles, storico collaboratore di Guy Maddin, Twilight of the Ice Nymphs è il primo film in cui il regista canadese utilizza colori “reali” che sembrano ispirati alle pellicole del cinema hollywoodiano degli anni Cinquanta. Abbandona così, anche se solo temporaneamente, i riferimenti al periodo del muto e costruisce un melodramma macchinoso dal punto di vista narrativo e sinuoso dal versante stilistico. A colpire è soprattutto il non luogo di Mandragora, spazio simbolico e quasi utopico, costantemente illuminato e per questo contrapposto agli spazi oscuri che si annidano all'interno dei personaggi in campo. Le sequenze da ricordare non mancano (i colori dei fondali che corrispondono agli stati d'animo, la statua senza volto che finisce per somigliare a tutte le donne) ma si perdono in un disegno complessivo troppo vuoto e artificioso per stupire come vorrebbe. Notevole, però, la colonna sonora.