La storia di Brian (Graham Chapman), nato in una capanna affianco a Gesù, visitato per errore dai Re magi, diventato militante del Fronte Popolare della Giudea, scambiato per un profeta e infine crocifisso.

Uno tra l più noti e discussi (ma non il più riuscito) film del collettivo dei Monty Python, partiti dalla televisione inglese e poi diventati alfieri mondiali di una nuova comicità, tra l'assurdo, il politically uncorrect e la satira sociale. Girato con un dispiegamento di finanze e mezzi superiore ai film precedenti (che ancora portavano le stimmate del formato televisivo) Brian di Nazareth è senza dubbio l'opera più cinematografica del gruppo, dove una sceneggiatura si dipana per 90 minuti, abbozzando, tra una gag e l'altra, anche un interessante approfondimento sui personaggi. Il risultato, tuttavia, dopo un inizio folgorante (la sequenza della lapidazione è entrata nella leggenda), perde lentamente forza e il canovaccio narrativo non riesce a stare dietro all'esplosione di gag partorite dai sei comici inglesi. Detto questo, l'attacco frontale alle religioni e ai loro riti, che al tempo scatenò un putiferio globale e addirittura ne impedì l'uscita in Italia, il più delle volte colpisce nel segno, risultando tutt'ora corrosivo, graffiante e, senza dubbio, assai coraggioso. Geniale, infine, anche la parodia dei gruppi rivoluzionari moderni, rappresentati come miopi militanti in balia di votazioni, delibere e liturgie interne, ma totalmente incapaci di incidere sulla realtà che vogliono cambiare.
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