
Il caso Winslow
The Winslow Boy
Durata
104
Formato
Regista
Primi del Novecento. La famiglia Winslow, appartenente all'alta borghesia inglese, è colpita dalla notizia che il figlio più giovane, il tredicenne Ronnie (Guy Edwards), è stato espulso dall'Accademia militare per furto. Convinto dell'innocenza del figlio e deciso a salvare rispettabilità e onore, il patriarca Arthur (Nigel Hawthorne) investe tutto in una causa civile che comporta il citare la stessa Corona in giudizio. Si servirà del giovane e ambizioso avvocato Robert Morton (Jeremy Northam).
La vicenda dei Winslow è ispirata a una storia vera e David Mamet la racconta focalizzandosi in particolare sulla sfida (quasi folle e certamente capace di mandare la famiglia in rovina) di Arthur Winslow, pronto a tutto in nome di valori (ormai prossimi alla scomparsa) come l'onore e l'onestà assoluta. Il lavoro di scrittura è ben calibrato nel dipingere interessanti personaggi di contorno e sottotrame, a partire dai figli maggiori – il primogenito incapace di finire l'università, la figlia “radicale” e suffragetta – che chiaramente rappresentano già cause (quasi) perse per il rigido e ottocentesco protagonista. Non può mancare nemmeno l'inserto romantico, decisamente poco necessario all'avanzamento della storia, ma comunque trattato con delicatezza ed economia di tratti. Fotografia, poco radicale ma definita, di un mondo al tramonto e di ciò che forse è il suo meglio. Efficace, nonostante qualche lieve calo nella parte centrale. Dalla pièce di Terence Rattigan, sceneggiata dal regista.
La vicenda dei Winslow è ispirata a una storia vera e David Mamet la racconta focalizzandosi in particolare sulla sfida (quasi folle e certamente capace di mandare la famiglia in rovina) di Arthur Winslow, pronto a tutto in nome di valori (ormai prossimi alla scomparsa) come l'onore e l'onestà assoluta. Il lavoro di scrittura è ben calibrato nel dipingere interessanti personaggi di contorno e sottotrame, a partire dai figli maggiori – il primogenito incapace di finire l'università, la figlia “radicale” e suffragetta – che chiaramente rappresentano già cause (quasi) perse per il rigido e ottocentesco protagonista. Non può mancare nemmeno l'inserto romantico, decisamente poco necessario all'avanzamento della storia, ma comunque trattato con delicatezza ed economia di tratti. Fotografia, poco radicale ma definita, di un mondo al tramonto e di ciò che forse è il suo meglio. Efficace, nonostante qualche lieve calo nella parte centrale. Dalla pièce di Terence Rattigan, sceneggiata dal regista.