Nella Sardegna rurale, tra il Gennargentu, il Campidano e la Trexenta, zone in cui l’elettricità stenta ancora ad arrivare, le donne guarda-barriere presidiano i passaggi a livello non automatici, tirando delle catene ("cadenas" in sardo) al posto delle usuali sbarre.
Vincitore del premio Solinas, il documentario svela un’occupazione con ogni probabilità ignota ai più, rivelando un compito di responsabilità tramandato di generazione in generazione. Le giornate delle guardiane trascorrono in lunghe attese solitarie per le campagne immerse nel silenzio, a qualunque condizione atmosferica, con la preoccupazione di non perdersi nessun passaggio e insieme quella di riuscire a secondare il proprio ruolo di madre-moglie, tra figli da andare a prendere a scuola, cucina e parenti di cui occuparsi, magari accompagnandoli sul posto di lavoro. Sono presenti anche le questioni sindacali: gli stipendi bassi, i mancati aumenti e la latente preoccupazione di perdere il proprio posto di lavoro. Grande protagonista è il paesaggio dell’interno sardo, attraversato da poche macchine, pastori di pecore e qualche sporadico cacciatore, e indagato dalla macchina da presa con attenta sensibilità. Il meglio del documentario risiede proprio qui, nella ricerca sui brulli e affascinanti scenari naturali, oltre che nell’indagine di una realtà marginale italiana. Niente di particolarmente rilevante, ma qualche spunto d’interesse non manca.
Vincitore del premio Solinas, il documentario svela un’occupazione con ogni probabilità ignota ai più, rivelando un compito di responsabilità tramandato di generazione in generazione. Le giornate delle guardiane trascorrono in lunghe attese solitarie per le campagne immerse nel silenzio, a qualunque condizione atmosferica, con la preoccupazione di non perdersi nessun passaggio e insieme quella di riuscire a secondare il proprio ruolo di madre-moglie, tra figli da andare a prendere a scuola, cucina e parenti di cui occuparsi, magari accompagnandoli sul posto di lavoro. Sono presenti anche le questioni sindacali: gli stipendi bassi, i mancati aumenti e la latente preoccupazione di perdere il proprio posto di lavoro. Grande protagonista è il paesaggio dell’interno sardo, attraversato da poche macchine, pastori di pecore e qualche sporadico cacciatore, e indagato dalla macchina da presa con attenta sensibilità. Il meglio del documentario risiede proprio qui, nella ricerca sui brulli e affascinanti scenari naturali, oltre che nell’indagine di una realtà marginale italiana. Niente di particolarmente rilevante, ma qualche spunto d’interesse non manca.