Hollywood, Vermont
State and Main
Durata
105
Formato
Regista
La tranquilla cittadina di Waterfront, Vermont, viene scelta come set per una produzione hollywoodiana: la troupe si installa nell'unico albergo e cambia la routine sonnolenta della città. Il regista (William H. Macy) cerca di gestire le bizze delle sue star (Alec Baldwin e Sarah Jessica Parker) e di far emergere il meglio da uno sceneggiatore inesperto (Philip Seymour Hoffman).
Commedia leggera e corale che satireggia Hollywood, i suoi tic e i suoi rituali mettendoli a confronto con la più profonda e lontana (anche banalmente in termini geografici) delle Americhe possibili. La macchina dei sogni e i suoi antipodi, in un incontro/scontro che regala scintille ma non drammi, mostra valvole di sfogo e vie d'uscita; ma, al momento del primo ciak, forse, tutto tornerà al proprio posto. Il cinema è un'industria nevrotica e tentacolare, una produzione qualunque è chiamata a piegare la realtà concreta al cospetto delle esigenze di una storia inventata e questo è individuato (e mostrato) in maniera sapiente dal regista David Mamet. Non c'è particolare novità né pathos nella storia, anzi, ma il film funziona piuttosto bene grazie alla vena degli interpreti e alla qualità della scrittura. Musiche di Theodore Shapiro, fotografia di Oliver Stapleton.
Commedia leggera e corale che satireggia Hollywood, i suoi tic e i suoi rituali mettendoli a confronto con la più profonda e lontana (anche banalmente in termini geografici) delle Americhe possibili. La macchina dei sogni e i suoi antipodi, in un incontro/scontro che regala scintille ma non drammi, mostra valvole di sfogo e vie d'uscita; ma, al momento del primo ciak, forse, tutto tornerà al proprio posto. Il cinema è un'industria nevrotica e tentacolare, una produzione qualunque è chiamata a piegare la realtà concreta al cospetto delle esigenze di una storia inventata e questo è individuato (e mostrato) in maniera sapiente dal regista David Mamet. Non c'è particolare novità né pathos nella storia, anzi, ma il film funziona piuttosto bene grazie alla vena degli interpreti e alla qualità della scrittura. Musiche di Theodore Shapiro, fotografia di Oliver Stapleton.