Un certo giorno
Durata
102
Formato
Regista
Grazie al provvidenziale infarto di un superiore, Bruno (Brunetto Del Vita) fa rapidamente carriera e, eccezion fatta per qualche scappatella con una collega, mette il lavoro al centro della sua vita. Durante un viaggio d'affari provoca un incidente stradale dal quale, in ogni caso, uscirà senza macchie. La riflessione sull'accaduto, però, sarà per lui la spinta a riconsiderare la propria vita e a modificare l'atteggiamento nei confronti della famiglia.
Olmi torna a raccontare, con la consueta ispirazione sull'argomento, la disumanizzazione che può seguire all'inserimento della persona negli ingranaggi della società. Come ne Il posto (1961), l'ambiente impiegatizio si rivela lo scenario per una squallida e vuota rincorsa alla carriera, tanto più repellente perché socialmente accettata. Il regista (anche autore della sceneggiatura) racconta una piccola tragedia che cambia il corso degli eventi senza eccedere in pathos e, anzi, è proprio la misurata (eppure evidente) sofferenza che il protagonista, un efficace Del Vita, si porta dentro a rendere ammirevole la seconda parte della pellicola. Quasi una rivisitazione priva di entusiasmi della “seconda possibilità” cardine di molte storie hollywoodiane ed ennesima riflessione sul lato oscuro degli anni del boom economico. Molto curiosa la locandina, con il titolo scritto dal basso in alto come le indicazioni sull'asfalto in autostrada.
Olmi torna a raccontare, con la consueta ispirazione sull'argomento, la disumanizzazione che può seguire all'inserimento della persona negli ingranaggi della società. Come ne Il posto (1961), l'ambiente impiegatizio si rivela lo scenario per una squallida e vuota rincorsa alla carriera, tanto più repellente perché socialmente accettata. Il regista (anche autore della sceneggiatura) racconta una piccola tragedia che cambia il corso degli eventi senza eccedere in pathos e, anzi, è proprio la misurata (eppure evidente) sofferenza che il protagonista, un efficace Del Vita, si porta dentro a rendere ammirevole la seconda parte della pellicola. Quasi una rivisitazione priva di entusiasmi della “seconda possibilità” cardine di molte storie hollywoodiane ed ennesima riflessione sul lato oscuro degli anni del boom economico. Molto curiosa la locandina, con il titolo scritto dal basso in alto come le indicazioni sull'asfalto in autostrada.