Una meravigliosa domenica
Subarashiki nichiyĹbi
Durata
108
Formato
Regista
Nella Tokyo del dopoguerra, i fidanzati Yuzo (Isao Numasaki) e Masako (Chieko Nakakita) cercano un alloggio adatto alle proprie scarse possibilità economiche: incontreranno bizzarri personaggi, subiranno non poche umiliazioni e vedranno frustrate le loro aspettative; ma la speranza, forse, è destinata a sopravvivere.
Akira Kurosawa, anche sceneggiatore con Keinosuke Uekusa, tratteggia la miseranda condizione (materiale ed esistenziale) di una generazione condannata al sacrificio e all'indigenza. «Proprio perché il mondo è quello che è, abbiamo bisogno di sognare e di sperare»: un inno all'ottimismo utopico e all'empatia (elemento fondamentale per l'umanissimo regista giapponese) in un mondo condannato all'egoismo e alla sopraffazione (Yuzo maltrattato da due malavitosi tra l'omertà generale). Il risultato è un dramma secco e incisivo, esaltato da una tecnica controllata e sommessa (l'uso di una macchina da presa quasi invisibile porta a un inevitabile confronto con il Neorealismo italiano) e permeato da una disperazione sotterranea (non a caso, predominante in quei bassifondi tanto cari a Kurosawa): indimenticabile la sequenza in cui Yuzo si addentra nel seminterrato di un ristorante, avvicinando un'umanità al collasso (la ballerina, interpretata da Aguri Hidaka, che si aggira ubriaca e decadente tra i camerini). Tra verità documentaristica e inserti fiabeschi (la finta direzione d'orchestra sulle note dell'Incompiuta di Franz Schubert), il film testimonia una maestria autoriale che esploderà sempre piĂą prepotente negli anni successivi; anche se la recitazione dilettantesca dei due attori protagonisti si rivela inadatta a un film dalle ambizioni pindariche. Musiche di Tadashi Hattori, fotografia di Asakazu Nakai.
Akira Kurosawa, anche sceneggiatore con Keinosuke Uekusa, tratteggia la miseranda condizione (materiale ed esistenziale) di una generazione condannata al sacrificio e all'indigenza. «Proprio perché il mondo è quello che è, abbiamo bisogno di sognare e di sperare»: un inno all'ottimismo utopico e all'empatia (elemento fondamentale per l'umanissimo regista giapponese) in un mondo condannato all'egoismo e alla sopraffazione (Yuzo maltrattato da due malavitosi tra l'omertà generale). Il risultato è un dramma secco e incisivo, esaltato da una tecnica controllata e sommessa (l'uso di una macchina da presa quasi invisibile porta a un inevitabile confronto con il Neorealismo italiano) e permeato da una disperazione sotterranea (non a caso, predominante in quei bassifondi tanto cari a Kurosawa): indimenticabile la sequenza in cui Yuzo si addentra nel seminterrato di un ristorante, avvicinando un'umanità al collasso (la ballerina, interpretata da Aguri Hidaka, che si aggira ubriaca e decadente tra i camerini). Tra verità documentaristica e inserti fiabeschi (la finta direzione d'orchestra sulle note dell'Incompiuta di Franz Schubert), il film testimonia una maestria autoriale che esploderà sempre piĂą prepotente negli anni successivi; anche se la recitazione dilettantesca dei due attori protagonisti si rivela inadatta a un film dalle ambizioni pindariche. Musiche di Tadashi Hattori, fotografia di Asakazu Nakai.