
La doppia vita di Veronica
La double vie de Véronique
Durata
98
Formato
Regista
Veronika (Irène Jacob) è una giovane ragazza polacca dotata di una bellissima voce. Vince un concorso di canto, ma durante la prima dell'esibizione muore improvvisamente. A Parigi, Véronique (Irène Jacob) identica fisicamente a Veronika, risente della sua scomparsa pur non avendola mai vista né conosciuta.
Incentrato su uno dei temi più cari a Kiéslowski, ossia le profonde connessioni tra esseri umani che travalicano spazio e tempo influenzandosi reciprocamente, La doppia vita di Veronica segna l'inizio della fase più matura dell'opera del regista polacco. La simbologia e le metafore del cinema kieślowskiano si fanno piena forma, intrecciandosi in un film intimamente doppio e allo stesso modo intimamente unico. Veronika/Véronique (interpretate da una splendida e indimenticata Irène Jacob) sono le due facce di una stessa medaglia: da una parte due variabili di uno stesso personaggio, le cui vite sono come due what if che si sviluppano paralleli sullo stesso piano spazio-temporale; d'altra sono, proprio in virtù di questa compresenza, l'una la premessa dell'altra, e viceversa. Come la ballerina/bruco, per divenire fata/farfalla, deve prima morire – come nello spettacolo di marionette a cui assiste Véronique – così la morte di Veronika è la conditio sine qua non per la maturazione di Véronique. L'una e l'altra ma anche l'una è l'altra, senza soluzione di continuità, diritto e rovescio, come l'immagine di cielo e terra ribaltati attraverso il prisma di una palla di vetro che entrambi i personaggi possiedono. Fotografato nei caldi toni dell'arancione, e pervaso da un universo sonoro diegetico ricchissimo (si pensi alla scena della “caccia al tesoro” sonora o al leitmotiv musicale che guida tutta la pellicola, parte centrale della straordinaria colonna sonora di Zbigniew Preisner), il film è l'ottima risoluzione, sia a livello formale che contenutistico, dei temi già accennati da Kieślowski, un po' troppo didascalicamente, nel precedente Destino cieco (1987), e qui sviluppati ed esplorati più a fondo e con maggiori margini interpretativi e simbolici. Prix d'interprétation féminine a Irène Jacob al 44° Festival di Cannes.
Incentrato su uno dei temi più cari a Kiéslowski, ossia le profonde connessioni tra esseri umani che travalicano spazio e tempo influenzandosi reciprocamente, La doppia vita di Veronica segna l'inizio della fase più matura dell'opera del regista polacco. La simbologia e le metafore del cinema kieślowskiano si fanno piena forma, intrecciandosi in un film intimamente doppio e allo stesso modo intimamente unico. Veronika/Véronique (interpretate da una splendida e indimenticata Irène Jacob) sono le due facce di una stessa medaglia: da una parte due variabili di uno stesso personaggio, le cui vite sono come due what if che si sviluppano paralleli sullo stesso piano spazio-temporale; d'altra sono, proprio in virtù di questa compresenza, l'una la premessa dell'altra, e viceversa. Come la ballerina/bruco, per divenire fata/farfalla, deve prima morire – come nello spettacolo di marionette a cui assiste Véronique – così la morte di Veronika è la conditio sine qua non per la maturazione di Véronique. L'una e l'altra ma anche l'una è l'altra, senza soluzione di continuità, diritto e rovescio, come l'immagine di cielo e terra ribaltati attraverso il prisma di una palla di vetro che entrambi i personaggi possiedono. Fotografato nei caldi toni dell'arancione, e pervaso da un universo sonoro diegetico ricchissimo (si pensi alla scena della “caccia al tesoro” sonora o al leitmotiv musicale che guida tutta la pellicola, parte centrale della straordinaria colonna sonora di Zbigniew Preisner), il film è l'ottima risoluzione, sia a livello formale che contenutistico, dei temi già accennati da Kieślowski, un po' troppo didascalicamente, nel precedente Destino cieco (1987), e qui sviluppati ed esplorati più a fondo e con maggiori margini interpretativi e simbolici. Prix d'interprétation féminine a Irène Jacob al 44° Festival di Cannes.