Destino cieco
Przypadek
Durata
114
Formato
Regista
In seguito alla morte del padre, il giovane Witek (Boguslaw Linda) lascia gli studi di medicina e parte per Varsavia per ricostruirsi una vita. Questa decisione, a seconda che lui riesca o non riesca a prendere il treno, genera tre scenari possibili: Witek farà carriera nel partito comunista, oppure entrerà in un gruppo di sovversivi divenendo cattolico, o ancora riprenderà gli studi mettendo su famiglia.
Prodotto nel 1981 ma bloccato dalla censura polacca fino al 1987, Destino cieco poggia su un espediente narrativo che sarà poi ripreso e reso celebre dal successivo Sliding doors (1998) di Peter Howitt, ossia quello dei destini possibili rispetto a un evento generico che, a seconda che si verifichi o meno, o che si verifichi con una leggera differenza, genera nuovi potenziali corsi di vita. Così il destino di Witek prende di volta in volta nuove strade, con esiti sempre simili ma volti al peggio, che ridefiniscono la supremazia del Destino su qualsiasi possibile scelta fatta dall'individuo, sia in un senso che nell'altro. Percorrendo in un certo qual modo ogni possibile scelta politica della Polonia comunista (fiancheggiare il regime, opporvisi, o rimanere indifferente evitando qualsiasi coinvolgimento), la pellicola porta questa supremazia del destino su un piano storico-universale, tratteggiando una nazione immobile e in balìa di se stessa, in cui ogni presa di posizione è destinata a fallire: metafora dello stallo emotivo e politico di un intero popolo. Kieślowski dirige un film che da una parte mette in campo i suoi temi più cari (il problema dell'individuo e delle sue scelte che influenzano altri individui), e dall'altra definisce un manifesto politico e dai forti tratti critici (ma, allo stesso tempo, disincantati) del regime polacco: gli esiti della pellicola, seppur affascinanti, sono però farraginosi e spesso confusi, tanto che il risultato è un po' didascalico e la riflessione storico-politica non sempre calibrata al punto giusto.
Prodotto nel 1981 ma bloccato dalla censura polacca fino al 1987, Destino cieco poggia su un espediente narrativo che sarà poi ripreso e reso celebre dal successivo Sliding doors (1998) di Peter Howitt, ossia quello dei destini possibili rispetto a un evento generico che, a seconda che si verifichi o meno, o che si verifichi con una leggera differenza, genera nuovi potenziali corsi di vita. Così il destino di Witek prende di volta in volta nuove strade, con esiti sempre simili ma volti al peggio, che ridefiniscono la supremazia del Destino su qualsiasi possibile scelta fatta dall'individuo, sia in un senso che nell'altro. Percorrendo in un certo qual modo ogni possibile scelta politica della Polonia comunista (fiancheggiare il regime, opporvisi, o rimanere indifferente evitando qualsiasi coinvolgimento), la pellicola porta questa supremazia del destino su un piano storico-universale, tratteggiando una nazione immobile e in balìa di se stessa, in cui ogni presa di posizione è destinata a fallire: metafora dello stallo emotivo e politico di un intero popolo. Kieślowski dirige un film che da una parte mette in campo i suoi temi più cari (il problema dell'individuo e delle sue scelte che influenzano altri individui), e dall'altra definisce un manifesto politico e dai forti tratti critici (ma, allo stesso tempo, disincantati) del regime polacco: gli esiti della pellicola, seppur affascinanti, sono però farraginosi e spesso confusi, tanto che il risultato è un po' didascalico e la riflessione storico-politica non sempre calibrata al punto giusto.