Tre colori – Film bianco
Trois coleurs: Blanc
Premi Principali
Orso d’argento per la miglior regia al Festival di Berlino 1994
Durata
91
Formato
Regista
Karol (Zbigniew Zamachowsk), parrucchiere polacco, costretto dalla moglie (Julie Delpy) al divorzio e da lei costantemente umiliato, si ritrova senza soldi e senza casa a chiedere l'elemosina nelle metro di Parigi. Incontrato un suo connazionale, decide di tornare in Polonia, dove, dopo un rocambolesco viaggio, ricominciando da zero costruisce un impero commerciale, divenendo ricchissimo. Ma Karol non ha mai dimenticato l'amore per sua moglie né le umiliazioni subite.
Secondo film della "trilogia dei colori", incentrato sul tema dell'uguaglianza. Pellicola da toni grotteschi e surreali – non a caso affidato, dal punto di vista dell'interpretazione, alla coppia protagonista di Decalogo, 10 – Non desiderare la roba d'altri (1989) – Film bianco cerca di problematizzare il concetto di uguaglianza portandone ogni legittima pretesa, sia sostanziale che formale, alle estreme conseguenze logiche e paradossali, per cui la sete di giustizia finisce per trasformarsi o convivere, in continua oscillazione, con la sete di vendetta. In mezzo si trovano il rapporto tra uomo e donna, e la dialettica tra le genuinità dei sentimenti e l'illusorietà dell'appagamento attraverso il sesso e il denaro. A dispetto delle tematiche teoriche trattate, Film bianco è un lungometraggio complicato nello svolgersi della trama, toccante ma imperfetto e ambiguo negli esiti: ed è forse proprio in quel muto dialogo a distanza del finale, intuitivo ed enigmatico allo stesso tempo, che la pellicola trova il suo miglior momento.
Secondo film della "trilogia dei colori", incentrato sul tema dell'uguaglianza. Pellicola da toni grotteschi e surreali – non a caso affidato, dal punto di vista dell'interpretazione, alla coppia protagonista di Decalogo, 10 – Non desiderare la roba d'altri (1989) – Film bianco cerca di problematizzare il concetto di uguaglianza portandone ogni legittima pretesa, sia sostanziale che formale, alle estreme conseguenze logiche e paradossali, per cui la sete di giustizia finisce per trasformarsi o convivere, in continua oscillazione, con la sete di vendetta. In mezzo si trovano il rapporto tra uomo e donna, e la dialettica tra le genuinità dei sentimenti e l'illusorietà dell'appagamento attraverso il sesso e il denaro. A dispetto delle tematiche teoriche trattate, Film bianco è un lungometraggio complicato nello svolgersi della trama, toccante ma imperfetto e ambiguo negli esiti: ed è forse proprio in quel muto dialogo a distanza del finale, intuitivo ed enigmatico allo stesso tempo, che la pellicola trova il suo miglior momento.