Il colosso di Rodi
Durata
127
Formato
Regista
Nel III secolo a.C., l'eroe ateniese Dario (Rory Calhoun) si ritira sull'isola di Rodi per riposarsi. Ma laggiù, tra il malgoverno del re Serse (Roberto Camardiel), l'assedio dei Fenici e un grande terremoto, la vita sarà tutt'altro che pacifica.
Esordio alla regia di Sergio Leone, con un genere, quello del peplum, di gran voga negli anni Cinquanta e Sessanta, e sul quale Leone si era fatto le ossa, lavorando come aiuto regista sui set, tra gli altri, di Quo vadis? (1951) di Mervyn LeRoy e Ben-Hur (1959) di William Wyler. Complice l'esperienza accumulata nelle grandi produzioni sopracitate, Il colosso di Rodi si rivela un esordio riuscito che, nonostante non abbia pretese autoriali, lascia intuire quella capacità visiva e quello stile cinematografico di ampio respiro che caratterizzeranno i successivi lavori del regista romano. Non mancano però i difetti, dovuti a una sceneggiatura troppo meccanica e prolissa nella prima parte, e a una non perfetta miscela tra la componente ironica e quella epica tipica del genere. Notevoli la sequenza del terremoto e quella della battaglia finale, dove si evince già il talento dell'autore che verrà. Il ruolo di protagonista doveva essere di John Derek (il Giosuè de I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille, del 1956) che rifiutò: riteneva Leone un regista troppo inesperto.
Esordio alla regia di Sergio Leone, con un genere, quello del peplum, di gran voga negli anni Cinquanta e Sessanta, e sul quale Leone si era fatto le ossa, lavorando come aiuto regista sui set, tra gli altri, di Quo vadis? (1951) di Mervyn LeRoy e Ben-Hur (1959) di William Wyler. Complice l'esperienza accumulata nelle grandi produzioni sopracitate, Il colosso di Rodi si rivela un esordio riuscito che, nonostante non abbia pretese autoriali, lascia intuire quella capacità visiva e quello stile cinematografico di ampio respiro che caratterizzeranno i successivi lavori del regista romano. Non mancano però i difetti, dovuti a una sceneggiatura troppo meccanica e prolissa nella prima parte, e a una non perfetta miscela tra la componente ironica e quella epica tipica del genere. Notevoli la sequenza del terremoto e quella della battaglia finale, dove si evince già il talento dell'autore che verrà. Il ruolo di protagonista doveva essere di John Derek (il Giosuè de I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille, del 1956) che rifiutò: riteneva Leone un regista troppo inesperto.