Da morire
To Die For
Premi Principali
Golden Globe alla miglior attrice in un film commedia o musicale 1996
Durata
106
Formato
Regista
Suzanna Store (Nicole Kidman) ha il sogno di sfondare in televisione e la sua intera vita è consacrata a quest'obiettivo. Sposa Larry Maretto (Matt Dillon), ma ben presto le sue fameliche ambizioni si scontreranno con l'equilibrio della vita famigliare.
A partire da un romanzo di Joyce Maynard, Gus Van Sant ha dato vita a una black comedy acidula con tratti seducenti e perfino sensuali, in cui la riflessione corrosiva sui mass media si concretizza attraverso una cifra espressiva ricorrente: l'uso diffuso dell'intervista e della confessione della protagonista direttamente in camera. Dopo il fiasco di Cowgirl – Il nuovo sesso (1993), che lasciò indifferenti (se non irritati) sia pubblico che critica, fu il primo film di Van Sant a essere girato sotto la tutela di una major, la Columbia, che però sembra non aver limitato le licenze personali del regista, che in Da morire sono numerose e talvolta destabilizzanti. Non a caso lo si può considerare un altro film sulla psicopatologia della dipendenza, questa volta applicata ai nuovi media, con una protagonista tossicomane dell'apparenza: una bella e dannata (perfino bellissima, perché Nicole Kidman non è mai più stata così mortalmente attraente) che concepisce il piccolo schermo come unica chiave d'accesso alla legittimazione sociale su larga scala nel mondo contemporaneo. Un film di spiccata e originale crudezza surreale, che si prende il rischio di inciampare in qualche atmosfera posticcia, pur di portare a termine la propria riflessione. Nella scena finale è presente un cameo del regista canadese David Cronenberg, che interpreta un killer mafioso.
A partire da un romanzo di Joyce Maynard, Gus Van Sant ha dato vita a una black comedy acidula con tratti seducenti e perfino sensuali, in cui la riflessione corrosiva sui mass media si concretizza attraverso una cifra espressiva ricorrente: l'uso diffuso dell'intervista e della confessione della protagonista direttamente in camera. Dopo il fiasco di Cowgirl – Il nuovo sesso (1993), che lasciò indifferenti (se non irritati) sia pubblico che critica, fu il primo film di Van Sant a essere girato sotto la tutela di una major, la Columbia, che però sembra non aver limitato le licenze personali del regista, che in Da morire sono numerose e talvolta destabilizzanti. Non a caso lo si può considerare un altro film sulla psicopatologia della dipendenza, questa volta applicata ai nuovi media, con una protagonista tossicomane dell'apparenza: una bella e dannata (perfino bellissima, perché Nicole Kidman non è mai più stata così mortalmente attraente) che concepisce il piccolo schermo come unica chiave d'accesso alla legittimazione sociale su larga scala nel mondo contemporaneo. Un film di spiccata e originale crudezza surreale, che si prende il rischio di inciampare in qualche atmosfera posticcia, pur di portare a termine la propria riflessione. Nella scena finale è presente un cameo del regista canadese David Cronenberg, che interpreta un killer mafioso.