L'amore che resta
Restless
Durata
91
Formato
Regista
Annabel Cotton (Mia Wasikowska) ha un cancro al cervello. Enoch Brae (Henry Hopper, figlio di Dennis) ha perso i genitori in circostanze tragiche, ma non è riuscito a superare il lutto. S'introfula così ai funerali degli sconosciuti, reiterando il proprio dolore. Di tanto in tanto, a Enoch, appare anche il fantasma di un kamikaze giapponese (Ryo Kase).
Quello che poteva essere solo un melò autolesionista per adolescenti, poco inclini a godersi la presunta spensieratezza della loro età, diventa, nelle mani oculate di Gus Van Sant, una fiaba romantica tra disadattati, commovente e delicata, in cui le stranezze e le evasioni dalla realtà dei protagonisti sono la linfa del racconto e la ragione intima della sua ricercata e stralunata bellezza. Van Sant non ha mai lavorato su un materiale "fantastico" di questo tipo, ma riesce comunque a gestirlo con maestria, soprattutto grazie al modo in cui i personaggi guidano lo spettatore all'interno degli inserti onirici, senza bruschi interventi o trovate registiche. Una scelta che funziona perché, più che dell'atmosfera del film, ci si innamora dei due giovani interpreti, del loro carisma congiunto, dell'universo creativo e stimolante che essi sanno dispiegare intorno alle proprie vite tragiche, infondendo speranza e colore al loro futuro, anche nel presagio di una morte annunciata o di un destino irreversibile. Film d'apertura della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes del 2011.
Quello che poteva essere solo un melò autolesionista per adolescenti, poco inclini a godersi la presunta spensieratezza della loro età, diventa, nelle mani oculate di Gus Van Sant, una fiaba romantica tra disadattati, commovente e delicata, in cui le stranezze e le evasioni dalla realtà dei protagonisti sono la linfa del racconto e la ragione intima della sua ricercata e stralunata bellezza. Van Sant non ha mai lavorato su un materiale "fantastico" di questo tipo, ma riesce comunque a gestirlo con maestria, soprattutto grazie al modo in cui i personaggi guidano lo spettatore all'interno degli inserti onirici, senza bruschi interventi o trovate registiche. Una scelta che funziona perché, più che dell'atmosfera del film, ci si innamora dei due giovani interpreti, del loro carisma congiunto, dell'universo creativo e stimolante che essi sanno dispiegare intorno alle proprie vite tragiche, infondendo speranza e colore al loro futuro, anche nel presagio di una morte annunciata o di un destino irreversibile. Film d'apertura della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes del 2011.