Dopo aver perso la sceneggiatura del loro film, Il commissario e la puttana, Lars (Lars von Trier) e Niels (Niels Vørsel) devono improvvisare una sceneggiatura da consegnare entro cinque giorni al produttore. Il nuovo soggetto tratta della diffusione di una pandemia mortale. Nata nella mente di regista e sceneggiatore, questa fantomatica epidemia si diffonde anche nel mondo reale con gravi e inaspettate conseguenze.

Come nel precedente L'elemento del crimine (1984), in questo secondo capitolo della sua trilogia europea von Trier parte da un pretesto narrativo per parlare di un mondo in mutamento, privo di certezze e paranoico. Le prerogative del cinema on the road e horror vengono rielaborate in maniera inedita (come dimostra il delirante quarto d'ora finale che anticipa in qualche modo il successivo The Kingdom – Il regno, del 1994) e inserite in una struttura drammaturgica di mise en abyme in cui realtà e finzione si confondono costantemente. Ma l'operazione appare in questo caso piuttosto pretestuosa e compiaciuta, costruzione a tavolino di un cinema fuori dagli schemi che però finisce per girare a vuoto, beandosi della propria anticonvenzionalità. Un esperimento che, esaurita l'iniziale curiosità, si rivela esile e stucchevole. Prima collaborazione tra von Trier e il suo attore feticcio Udo Kier, qui nella parte di se stesso.
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