L'elemento del crimine
Forbrydelsens element
Durata
104
Formato
Regista
L'ispettore Fisher (Michael Elphick) indaga su un serial killer che uccide solo venditrici di biglietti della lotteria e per farlo segue il metodo d'indagine teorizzato nel libro L'elemento del crimine del suo amico, il professor Osborne (Esmond Knight). Il metodo prevede l'identificazione di un poliziotto con il criminale per svelare il mistero della sua condotta. In questo modo, Fisher finisce sulle tracce di Harry Grey ma avrà difficoltà a mantenere la sua personalità distaccata da quella del potenziale omicida.
Primo lungometraggio per Lars von Trier e primo capitolo della sua trilogia europea comprendente Epidemic (1987) ed Europa (1991). Muovendosi tra suggestioni kafkiane e rimandi a certo cinema distopico (Blade Runner, del 1982, di Ridley Scott su tutti, non disdegnando qualche strizzata d'occhio alla genialità allucinata delle prime opere di David Lynch), von Trier dà vita a un thriller fantascientifico piuttosto alieno ai canoni drammaturgici del genere. Tanto più che il regista a un certo punto appare disinteressarsi alla trama gialla, perché quello che più gli preme è la descrizione di un'Europa in disfacimento, decadente e amorale, spoglia e confusionaria, bagnata da una pioggia che sembra essere inesauribile. La forza del film risiede quindi in un comparto visivo portentoso, notturno e seducente, dominato da un'illuminazione ocra-seppiata che plasma un ritratto spettrale, sorprendente ed efficace di un mondo destinato a dissolversi. Non tutto funziona alla perfezione (il gioco di identificazione tra Fisher e l'assassino, ad esempio, alla lunga appare ripetitivo e sfilacciato), ma si tratta di un esempio di cinema vivido e stimolante.
Primo lungometraggio per Lars von Trier e primo capitolo della sua trilogia europea comprendente Epidemic (1987) ed Europa (1991). Muovendosi tra suggestioni kafkiane e rimandi a certo cinema distopico (Blade Runner, del 1982, di Ridley Scott su tutti, non disdegnando qualche strizzata d'occhio alla genialità allucinata delle prime opere di David Lynch), von Trier dà vita a un thriller fantascientifico piuttosto alieno ai canoni drammaturgici del genere. Tanto più che il regista a un certo punto appare disinteressarsi alla trama gialla, perché quello che più gli preme è la descrizione di un'Europa in disfacimento, decadente e amorale, spoglia e confusionaria, bagnata da una pioggia che sembra essere inesauribile. La forza del film risiede quindi in un comparto visivo portentoso, notturno e seducente, dominato da un'illuminazione ocra-seppiata che plasma un ritratto spettrale, sorprendente ed efficace di un mondo destinato a dissolversi. Non tutto funziona alla perfezione (il gioco di identificazione tra Fisher e l'assassino, ad esempio, alla lunga appare ripetitivo e sfilacciato), ma si tratta di un esempio di cinema vivido e stimolante.