Dead End Run

Tre episodi. Last Song: un uomo in fuga (YÅ«suke Iseya) colpisce per errore una donna. Prima di morire lei canterà per lui. Shadows: dopo essersi inseguiti, due uomini si fronteggiano con una pistola. Ma forse l'uomo è da solo. Fly: un giovane (Tadanobu Asano) sale su un tetto per sfuggire alla polizia ma qui incontra una ragazza in procinto di suicidarsi.

Al momento della fine, anche un vicolo cieco può riservare un'ultima sorpresa. Un unico spunto per tre brevi segmenti, da parte di Sogo Ishii appena un pretesto per tornare a sperimentare su suono e immagine in contesti urbani e post-industriali. Inquadrature vorticose, montaggio convulso, musica martellante, nulla di nuovo per chi uno stile del genere ha contribuito a fondarlo già agli inizi degli anni Ottanta (il breve prototipo Shuffle è del 1981) con ben altra urgenza e freschezza. Riproposta meccanicamente all'alba degli anni zero, l'estetica rabbiosa di Ishii mostra presto la corda, e il mix di generi (musical, commedia, hard-boiled) è un tentativo maldestro per distogliere l'attenzione dall'inconsistenza narrativa.