
Amaro destino
House of Strangers
Premi Principali

Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 1949
Durata
101
Formato
Regista
Il barbiere Gino Moretti (Edward G. Robinson), immigrato a New York, tenta la scalata al successo, diventando un importante banchiere anche grazie ad affari poco leciti. Quando la sua famiglia sarà colpita da uno scandalo, il figlio Max (Richard Conte) si sacrifica andando in prigione al posto del padre. Solo successivamente scoprirà che è stato uno dei fratelli a denunciare il padre: il ragazzo medita così vendetta.
Uno dei film più cupi e pessimisti firmati da Mankiewicz in cui l'ironia della sorte non fa sconti a nessuno e una netta distinzione tra bene e male è pressoché impossibile. Il regista riflette sul patriarcato e il capitalismo americano, tratteggiando una galleria umana di perdenti smaniosi di riscatto, disposti a tutto pur di perseguire il successo e intenzionati a battersi benché consapevoli dell'imprevedibilità del caso e del destino di sconfitta che inevitabilmente li attende. Tenebrosa e affascinante la fotografia di Milton Krasner. Grande prova di Edward G. Robinson nei panni del pragmatico imprenditore italoamericano, premiato al Festival di Cannes per la migliore interpretazione maschile, mentre i personaggi secondari non sempre risultano all'altezza, peccando di un certo schematismo, e il finale, con relativa resa dei conti, appare abbastanza appiccicaticcio e frettoloso. Il soggetto ha ispirato un remake in forma western, La lancia che uccide (1954) di Edward Dmytryk.
Uno dei film più cupi e pessimisti firmati da Mankiewicz in cui l'ironia della sorte non fa sconti a nessuno e una netta distinzione tra bene e male è pressoché impossibile. Il regista riflette sul patriarcato e il capitalismo americano, tratteggiando una galleria umana di perdenti smaniosi di riscatto, disposti a tutto pur di perseguire il successo e intenzionati a battersi benché consapevoli dell'imprevedibilità del caso e del destino di sconfitta che inevitabilmente li attende. Tenebrosa e affascinante la fotografia di Milton Krasner. Grande prova di Edward G. Robinson nei panni del pragmatico imprenditore italoamericano, premiato al Festival di Cannes per la migliore interpretazione maschile, mentre i personaggi secondari non sempre risultano all'altezza, peccando di un certo schematismo, e il finale, con relativa resa dei conti, appare abbastanza appiccicaticcio e frettoloso. Il soggetto ha ispirato un remake in forma western, La lancia che uccide (1954) di Edward Dmytryk.