La prigioniera
La prisonnière
Durata
106
Formato
Regista
Josée (Elisabeth Wiener), moglie dello scultore Gilbert (Bernard Fresson), conosce il gallerista Stanislas Hassler (Laurent Terzieff) che ama fotografare donne in pose umilianti o saffiche. Inizialmente turbata, Josée è poi affascinata da Stanislas, tanto da innamorarsene e iniziare una relazione clandestina. Quando la donna, dopo la rottura con l'amante, tenterà il suicidio, Gilbert decide di vendicarsi del suo rivale e ucciderlo.
Ultimo film di Henri-Georges Clouzot, esercizio di stile virtuosistico al servizio di una storia a tre con tragico epilogo. Un'opera che mette in luce alcuni dei motivi ricorrenti della poetica del regista (la crudeltà degli uomini, l'amore rappresentato nelle sue declinazioni più contraddittorie e problematiche ai limiti della perversione, il senso di inadeguatezza dinnanzi a un mondo respingente), benché presentati con meno freschezza e meno incisività rispetto agli standard del regista e con una punta di programmaticità. Un oggetto curioso e sfuggevole, diseguale ma irrimediabilmente affascinante in cui Clouzot riflette in modo insolito, appoggiandosi a uno sperimentalismo visivo che funziona a corrente alternata, la rivoluzione sessuale e analizza con sguardo lucido e pessimista il dolore più grande: la mancanza d'amore e la disperazione, per dirla con le parole dello stesso regista. Tra gli invitati alla mostra compaiono (non accreditati) Michel Piccoli, Charles Vanel e Joanna Shimkus.
Ultimo film di Henri-Georges Clouzot, esercizio di stile virtuosistico al servizio di una storia a tre con tragico epilogo. Un'opera che mette in luce alcuni dei motivi ricorrenti della poetica del regista (la crudeltà degli uomini, l'amore rappresentato nelle sue declinazioni più contraddittorie e problematiche ai limiti della perversione, il senso di inadeguatezza dinnanzi a un mondo respingente), benché presentati con meno freschezza e meno incisività rispetto agli standard del regista e con una punta di programmaticità. Un oggetto curioso e sfuggevole, diseguale ma irrimediabilmente affascinante in cui Clouzot riflette in modo insolito, appoggiandosi a uno sperimentalismo visivo che funziona a corrente alternata, la rivoluzione sessuale e analizza con sguardo lucido e pessimista il dolore più grande: la mancanza d'amore e la disperazione, per dirla con le parole dello stesso regista. Tra gli invitati alla mostra compaiono (non accreditati) Michel Piccoli, Charles Vanel e Joanna Shimkus.