Doppia identità
Impulse
Durata
109
Formato
Regista
Sotto copertura per indagare sul traffico di droga, la poliziotta Lottie Mason (Theresa Russell) si finge prostituta, frequentando in notturna i sobborghi di Los Angeles. Desiderosa di esperienze estreme e abbordata da uno sconosciuto, è testimone di un omicidio e finisce tra i sospettati: a sostenerla, solo l'avvocato Stan Harris (Jeff Fahey).
Thriller-drama diretto da Sondra Locke, che aspira a sondare i meandri dell'animo umano e le latenti perversioni connaturate alla sfera sessuale. Ambizioni ben presto disilluse: la sceneggiatura di John DeMarco e Leigh Chapman abbandona quasi immediatamente l'analisi psicologica (che poteva essere approfondita in maniera assai più incisiva) per sfruttare biecamente i classici cliché di stampo tensivo. Omicidi, inseguimenti, sparatorie e corruzione nelle forze dell'ordine: nulla di nuovo e particolarmente originale, soprattutto nel tratteggio della figura femminile (articolata, molto approssimativamente, come vittima di un'usurata misoginia) e nello sviluppo della storia d'amore tra Lottie e Stan. Stilisticamente piatto e privo di una struttura visiva d'impatto, il film trova il suo unico punto di forza nelle interpretazioni: convincente (nei suoi contrasti tra aggressività e fragilità) Theresa Russell, notevole George Dzundza nel ruolo dello sgradevole tenente Joe Morgan. Jeff Fahey, al contrario, fa sfoggio di una rara inespressività. Musiche di Michel Colombier, fotografia di Dean Semler.
Thriller-drama diretto da Sondra Locke, che aspira a sondare i meandri dell'animo umano e le latenti perversioni connaturate alla sfera sessuale. Ambizioni ben presto disilluse: la sceneggiatura di John DeMarco e Leigh Chapman abbandona quasi immediatamente l'analisi psicologica (che poteva essere approfondita in maniera assai più incisiva) per sfruttare biecamente i classici cliché di stampo tensivo. Omicidi, inseguimenti, sparatorie e corruzione nelle forze dell'ordine: nulla di nuovo e particolarmente originale, soprattutto nel tratteggio della figura femminile (articolata, molto approssimativamente, come vittima di un'usurata misoginia) e nello sviluppo della storia d'amore tra Lottie e Stan. Stilisticamente piatto e privo di una struttura visiva d'impatto, il film trova il suo unico punto di forza nelle interpretazioni: convincente (nei suoi contrasti tra aggressività e fragilità) Theresa Russell, notevole George Dzundza nel ruolo dello sgradevole tenente Joe Morgan. Jeff Fahey, al contrario, fa sfoggio di una rara inespressività. Musiche di Michel Colombier, fotografia di Dean Semler.