L'agente immobiliare Renfield (Dwight Frye) si reca in Transilvania per vendere l'abbazia di Carfax appartenente al conte Dracula (Bela Lugosi), che si scoprirà essere un vampiro immortale. Schiavizzato Renfield, Dracula approfitterà di lui per farsi portare a Londra, dove conoscerà e sedurrà le giovani Mina (Helen Chandler) e Lucy (Frances Dade). Solo l'intervento di Van Helsing (Edward Van Sloan) potrà salvare la città dal vampiro.

Per portare sullo schermo il celeberrimo conte transilvano inventato da Bram Stoker nel 1897, Tod Browning aveva pensato al suo attore-feticcio Lon Chaney, stroncato da un cancro nel 1930. Fu così costretto a ripiegare sul magiaro Bela Lugosi, che aveva cominciato a interpretare il vampiro a teatro nel Dracula di Sir Liveright nel 1927, favorito dal suo aspetto e dal suo marcatissimo accento ungherese: all'epoca del debutto scenico americano, l'attore infatti non parlava inglese e aveva semplicemente imparato a memoria tutte le battute. La scelta forzata si è rivelata però azzecatissima e Lugosi ha dato corpo alla caratterizzazione del conte più longeva e iconica di sempre: cappa, brillantina e infinita eleganza hanno cominciato da qui in avanti a caratterizzare l'ambiguo personaggio, un look impeccabile riproposto più avanti anche dal Dracula di Christopher Lee e dagli innumerevoli epigoni. Se il film in sé è una visione piacevole ed equilibrata, ma priva di trovate geniali, soprattutto a causa del debito verso la statica versione teatrale, è Lugosi a bucare lo schermo con il suo sguardo ipnotico e la sua serie di battute indimenticabili pronunciate con il duro accento slavo che lo contraddistingue (la più significativa: «Spero mi scuserete se non mi unisco a voi, ma ho già cenato e non bevo mai... vino»). Tanto a suo agio nei panni del Conte da rimanervi intrappolato per sempre, Lugosi divenne un'icona horror e terminò la propria carriera morfinomane, costretto a recitare nei deliranti film di Ed Wood. Apertura epica con un estratto de Il lago dei cigni che prelude a una prima parte più poetica e visionaria della seconda, concentrata sull'accerchiamento del Conte. Com'era d'abitudine prima della codificazione del doppiaggio, sullo stesso set, durante le pause, fu girata una versione in lingua spagnola, con Carlos Villarìas nei panni del Conte.
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