Alonzo (Lon Chaney) è un lanciatore di coltelli privo di braccia che lavora con i piedi: in realtà si finge mutilato per non svelare la propria identità di assassino. Innamorato della bella figlia del padrone del circo, Nanon (Joan Crawford), terrorizzata all'idea di essere toccata in seguito a un trauma, deciderà di farsi amputare veramente le braccia, con tragiche conseguenze.

Struggente e straziante storia d'amore, Lo sconosciuto è una delle prove d'attore più significative del grande e sfortunato Lon Chaney (scomparso prematuramente a 47 anni) e al contempo rappresenta l'essenza della sua lunga collaborazione con Tod Browning. Con il suo ritratto disperato di Alonzo, disposto a compiere un indicibile gesto per un sentimento assoluto e platonico, con il suo sguardo bistrato e profondo, offre uno dei personaggi più tragici che la storia del cinema abbia mai visto. Impossibile trattenere le lacrime alla beffa del destino. Il tema della deformità fisica spettacolarizzata (quella presunta, poi vera di Alonzo ma anche quella del suo aiutante nano Cojo, interpretato da John George) che ossessionerà Browning, si contamina qui con uno degli altri topoi prediletti dal regista: l'inganno tra finzione e realtà caratteristico del mondo circense, in una confusione barnumiana che mostra qui chiaramente i suoi risvolti più laceranti. Un altro tema onnipresente nell'opera del cineasta che in questa pellicola trova fine espressione è la colpa redenta dal sacrificio finale che, con rara crudezza, completa l'opera più sentita e vibrante che Browning abbia mai composto. La tematica è scabrosa non solo per il ruolo che la deformità, specialmente quella auto-inflitta, dall'alto valore sacrificale, ricopre, ma anche per i sottintesi sessuali, alla luce dei quali il film è stato riletto dalla critica successivamente: Alonzo infatti si condanna all'impotenza, arrivando a una sostanziale evirazione, per poter fronteggiare la fobia di Nanon. Quello che gli resta è il piacere voyeuristico di guardare l'amata, sostituendo il contatto fisico con un numero circense in cui “l'uomo letteralmente ‘spoglia' la ragazza dei suoi indumenti, facendoli cadere con il lancio dei coltelli” (Gandini). Ingiustamente sottovalutato e bistrattato dalla critica dell'epoca, Lo sconosciuto rimane una delle opere più sconvolgenti e toccanti del grande regista, in enorme anticipo sui tempi. Considerato perduto fino al 1968, ne è stata ritrovata una copia in 35mm alla Cinematheque Francaise.
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