Drop – Accetta o rifiuta

Violet (Meghann Fahy) è una madre vedova del marito violento, la cui vita ruota tutta attorno al figlio Toby. Dopo una certa titubanza Violet accetta di uscire con l’uomo con cui chatta da mesi, il fotografo Henry (Brandon Sklenar). Ma la cena nell’elegante ristorante di un grattacielo si trasforma in un incubo di terrore. Violet inizia a ricevere messaggi ricattatori da uno sconosciuto che minaccia di uccidere il figlio se lei non acconsente alle sue richieste. Mentre cerca in tutti i modi di chiamare aiuto, lo stalker può vedere ogni sua mossa minacciando una catastrofe. 

Pensato come un marchingegno ad alta tensione Drop è un dramma ai confini con il thriller psicologico firmato da Christopher Landon, che prende il nome dalla tecnologia che consente di ricevere messaggi tramite bluetooth da persone nel raggio di pochi metri. Ha aspirazioni patinate e vagamente impegnate (sul tema della violenza domestica), ma si rivela con un po’ di delusione un esercizio stanco sia nel plot che nella confezione stilistica. Nonostante l’incipit accattivante e i toni da spy story, la sceneggiatura si perde in dialoghi noiosi sgretolando poco a poco la tensione in sequenze ripetitive e poco convincenti. Solo lo svelamento dell’intrigo, assai raffazzonato, concede uno sprint di azione e una serie di movimenti della macchina da presa che ridestano lo spettatore. Il film si regge perlopiù sull’interpretazione sofferta di Meghann Fahy, che nonostante sia compressa in un range emotivo quantomai stereotipato (la vedova sofferente restia al dating) cerca fino alla fine di portare alla superficie i traumi e la forza del suo personaggio. Non c’è dubbio che Drop, malgrado le buone intenzioni, risenta di una sceneggiatura troppo fiacca che si rifiuta di indagare a fondo la paura della protagonista e il trauma della relazione abusante, così come il complotto stesso alla base del film, lasciando che ciascuno di questi fili narrativi si perda in vicoli ciechi che smorzano l’emozione auspicata.