La morte di una fan provoca in Myrtle Gordon (Gena Rowlands), attrice teatrale alle prese con l'imminente debutto di una commedia che non la entusiasma troppo, una serie di visioni e turbamenti che la perseguitano senza sosta e le addensano la testa di fantasmi.

John Cassavetes fa finalmente i conti frontalmente con la recitazione naturalista e col teatro, accogliendo fisicamente nel proprio cinema un'arte alla quale ha sempre dovuto moltissimo e dalla quale non ha mai smesso di farsi influenzare. Il palcoscenico è in questo caso il depositario di una verità morale che finisce inevitabilmente perduta nelle falsificazioni cui quotidianamente costringono i compromessi della realtà e i rapporti umani: le sequenze in cui la pellicola sembra evadere da se stesso alla ricerca di una dimensione che vada oltre il reale sono da intendersi come un'eversione sincera, dettata da un'inappagata ansia di immaginazione e autenticità che ne caratterizza i momenti migliori. Film di attori, di parole, di vita e di finzione: il rendez-vous di un autore che ha sempre fuso questi elementi senza mai scomporli nelle loro singole parti. Lettera d'amore totale alla moglie Gena Rowlands, musa di un'intera carriera e compagna di una vita.
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