Mathieu (Vittorio Gassman) è un ebreo contemporaneo a Gesù e suo diretto rivale, condannato per questo a vivere in eterno e a errare senza meta. Lo troviamo nella Parigi del 1940 dove, insieme a Ester (Valentina Cortese), ragazza di cui è innamorato, verrà deportato in un campo di concentramento.

Tratto dall'omonimo romanzo di Eugène Sue, un prodotto di routine che vive di una doppia anima: la prima parte (quella legata alle origini mitologiche della fiaba) si protrae a dismisura e sembra togliere spazio a una seconda metà, incentrata sull'olocausto, più convenzionale ma anche più riuscita. Peccato per l'andamento altalenante e sproporzionato (la stesura del copione concepito da sette autori, tra i quali Monicelli e Steno, non ha sicuramente aiutato). Un film scisso, che vanta però intuizioni di discreto fascino.
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