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Ecce bombo
Durata
103
Formato
Regista
Michele Apicella (Nanni Moretti), Mirko (Fabio Traversa), Vito (Paolo Zaccagnini) e Goffredo (Piero Gallet-ti) sono quattro amici reduci dal sessantotto che passano le loro giornate dissipando il tempo in occupazio-ni senza peso, fallimentari, tramortiti e inconcludenti oltre ogni limite immaginabile, incapaci di dare senso anche alla quotidianità più semplice.
Secondo film di Nanni Moretti, Ecce bombo è di fatto il suo esordio nel cinema professionale, girato in 16 mm e in presa diretta e poi riversato in 35 mm. Rispetto al film precedente (Io sono un autarchico, del 1976), il tiro è decisamente più alto e le sequenze si tingono di un malessere autenticamente malsano, tra sedute di autocoscienza così desolanti da mettere i brividi e la metafora del gruppo di amici che vanno a Ostia a vedere il sole, che però sorge dalla parte sbagliata, a svettare su una generazione che ha smesso addirittura di vivere il suo tempo, figuriamoci di capirlo. Moretti però anche in questo caso fati-ca non poco nel far dialogare la dimensione universale delle sue ossessioni col diario privato del suo alter-ego Michele Apicella, che appare fin troppo prigioniero di restrizioni personali e poco "narrato" in senso tradizionale. Si rimane pertanto un po' confinati all'ode per l'invenzione singola e isolata, allo sketch cult del vengo-non vengo, al moralismo sulle differenze di pronuncia tra Roma e Milano e a istantanee di profonda solitudine affettiva e di coppia. Tutti squarci di grande importanza, ma la forza anche drammaturgica e non solo umorale del cinema di Moretti ha ancora da venire. Piccola parte per Agenore Incrocci (il professore), più noto come “Age” della celebre coppia di sceneggiatori Age e Scarpelli. Camei di Giampiero Mughini e Augusto Minzolini.
Secondo film di Nanni Moretti, Ecce bombo è di fatto il suo esordio nel cinema professionale, girato in 16 mm e in presa diretta e poi riversato in 35 mm. Rispetto al film precedente (Io sono un autarchico, del 1976), il tiro è decisamente più alto e le sequenze si tingono di un malessere autenticamente malsano, tra sedute di autocoscienza così desolanti da mettere i brividi e la metafora del gruppo di amici che vanno a Ostia a vedere il sole, che però sorge dalla parte sbagliata, a svettare su una generazione che ha smesso addirittura di vivere il suo tempo, figuriamoci di capirlo. Moretti però anche in questo caso fati-ca non poco nel far dialogare la dimensione universale delle sue ossessioni col diario privato del suo alter-ego Michele Apicella, che appare fin troppo prigioniero di restrizioni personali e poco "narrato" in senso tradizionale. Si rimane pertanto un po' confinati all'ode per l'invenzione singola e isolata, allo sketch cult del vengo-non vengo, al moralismo sulle differenze di pronuncia tra Roma e Milano e a istantanee di profonda solitudine affettiva e di coppia. Tutti squarci di grande importanza, ma la forza anche drammaturgica e non solo umorale del cinema di Moretti ha ancora da venire. Piccola parte per Agenore Incrocci (il professore), più noto come “Age” della celebre coppia di sceneggiatori Age e Scarpelli. Camei di Giampiero Mughini e Augusto Minzolini.
