Garm Wars – L’ultimo druido
Garm Wars: The Last Druid
Durata
102
Formato
Regista
In un futuro non meglio precisato, sul pianeta Annwn si combatte una lunga e spietata guerra: da un lato c’è la tribù dei Briga che sfrutta la tecnologia superiore dei Kumtak e addestra devastanti forze di terra, dall’altro quella dei Columba che è padrona indiscussa dei cieli. L’improvvisa comparsa di Nascien (Summer H. Howell), potente membro della ormai estinta tribù dei Druidi, porterà a una svolta decisiva nel conflitto tra Briga e Columba, ma soprattutto cambierà radicalmente il destino del clone Khara (Mélanie St-Pierre).
Per il suo primo film in lingua inglese, il regista di culto Mamoru Oshii riprende e sviluppa un progetto originale ideato già negli anni '90 e poi congelato in attesa di tecnologie più moderne e adeguate. Ibrido dal retrogusto posticcio di live action e animazione in CGI, il film che recluta fra i suoi attori protagonisti il Lance Henriksen di Aliens – Scontro finale (1986) di James Cameron è un confuso sci-fi pseudofilosofico, apprezzabile più per la visionarietà sospesa e raggelata del regista — supportata come sempre dall’evocativa colonna sonora di Kenji Kawai — che per l’intreccio narrativo scialbo e inutilmente intricato. Interminabili elucubrazioni esistenziali, mitologia goffa e polverosa e un messaggio pacifista risaputo per un film autoreferenziale, in cui Oshii ripropone in maniera automatica e affrettata i suoi temi più noti — dai corpi e le coscienze artificiali di Ghost in the Shell (1995) alla guerra perpetua di The Sky Crawlers – I cavalieri del cielo (2008) — non facendosi scrupolo di saccheggiare persino Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij. Solo per i fan più incalliti del regista.
Per il suo primo film in lingua inglese, il regista di culto Mamoru Oshii riprende e sviluppa un progetto originale ideato già negli anni '90 e poi congelato in attesa di tecnologie più moderne e adeguate. Ibrido dal retrogusto posticcio di live action e animazione in CGI, il film che recluta fra i suoi attori protagonisti il Lance Henriksen di Aliens – Scontro finale (1986) di James Cameron è un confuso sci-fi pseudofilosofico, apprezzabile più per la visionarietà sospesa e raggelata del regista — supportata come sempre dall’evocativa colonna sonora di Kenji Kawai — che per l’intreccio narrativo scialbo e inutilmente intricato. Interminabili elucubrazioni esistenziali, mitologia goffa e polverosa e un messaggio pacifista risaputo per un film autoreferenziale, in cui Oshii ripropone in maniera automatica e affrettata i suoi temi più noti — dai corpi e le coscienze artificiali di Ghost in the Shell (1995) alla guerra perpetua di The Sky Crawlers – I cavalieri del cielo (2008) — non facendosi scrupolo di saccheggiare persino Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij. Solo per i fan più incalliti del regista.