Dopo aver perso la battaglia di Canne (208 d.C.), il senato romano affida a Publio Cornelio Scipione (Annibale Ninchi) una campagna militare contro Cartagine che si concluderà con la gloriosa vittoria romana a Zama contro l'esercito del temibile Annibale (Camillo Pilotto).

Concepito e prodotto in epoca fascista, il film risente moltissimo degli scopi propagandistici imposti dalla politica di Mussolini alla produzione artistica del tempo. Scipione l'africano infatti, più che un vero e proprio kolossal basato sulla figura storica del mitico condottiero, è un omaggio ai fasti romani e alla vecchia gloria italiana, con qualche ammiccamento alla più recente conquista d'Etiopia di stampo fascista (non a caso, la pellicola fu una tra le più grandi produzione cinematografiche del Ventennio). Carmine Gallone si dimostra un regista attento e capace di gestire al meglio le scene di massa (nella sequenza della battaglia di Zama in primis) e le ricostruzioni fastose. Ciò non basta a salvare un film prolisso e noioso, ripetitivo e mai incalzante, interpretato per giunta da un Annibale Ninchi decisamente fuori parte e poco convincente. Scipione l'africano vinse la coppa Mussolini (premio al miglior film italiano) alla quinta edizione della Mostra del cinema di Venezia, ma non gli servì a ottenere grande approvazione da parte del pubblico. Primo ruolo, anche se solo come comparsa, di Alberto Sordi, all'epoca diciassettenne.
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