Giorno maledetto
Bad Day at Black Rock
Premi Principali
Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 1955
Durata
81
Formato
Regista
Nella remota Black Rock arriva un forestiero di nome John Macreedy (Spencer Tracy), reduce che ha perso l'uso di un braccio e sta cercando un certo Komoko, un nippo-americano il cui figlio è morto in guerra per salvargli la vita. L'ostilità degli abitanti e dell'arrogante boss Smith (Robert Ryan) gli fanno capire come il villaggio nasconda un terribile segreto.
Tratto dal racconto Bad Time at Honda di Howard Breslin, adattato in sceneggiatura da Don McGuire e Millard Kaufman, è considerato unanimemente tra i più alti risultati di John Sturges, artigiano di Hollywood dall'indiscutibile talento. Forte di un cast quasi tutto al maschile che vanta grandissimi attori e caratteristi, è un'opera sublime per molti motivi. Anzitutto, per la sua ambientazione redneck, suggestiva e iconica, che lo avvicina al genere western nonostante si svolga nei mesi immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale. Inoltre, la tensione emotiva lo rende un meccanismo di tensione sapientemente calibrato nelle sue unità di luogo, tempo e azione. Infine, l'apparente esilità del plot rivela temi di bruciante complessità, quali il trauma non rimosso della guerra, la violenza come componente essenziale ed endemica della società americana, l'odio razziale: si cita il triste capitolo della persecuzione ai giapponesi naturalizzati americani dopo Pearl Harbor, ma non è improprio trovare anche un sottile riferimento al maccartismo. Tracy, benché un po' troppo anziano per il ruolo di un ex combattente, è efficacissimo, mentre Ryan regala l'ennesimo personaggio sgradevole alla sua lunga galleria di villain ambigui e brutali. Imprescindibile.
Tratto dal racconto Bad Time at Honda di Howard Breslin, adattato in sceneggiatura da Don McGuire e Millard Kaufman, è considerato unanimemente tra i più alti risultati di John Sturges, artigiano di Hollywood dall'indiscutibile talento. Forte di un cast quasi tutto al maschile che vanta grandissimi attori e caratteristi, è un'opera sublime per molti motivi. Anzitutto, per la sua ambientazione redneck, suggestiva e iconica, che lo avvicina al genere western nonostante si svolga nei mesi immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale. Inoltre, la tensione emotiva lo rende un meccanismo di tensione sapientemente calibrato nelle sue unità di luogo, tempo e azione. Infine, l'apparente esilità del plot rivela temi di bruciante complessità, quali il trauma non rimosso della guerra, la violenza come componente essenziale ed endemica della società americana, l'odio razziale: si cita il triste capitolo della persecuzione ai giapponesi naturalizzati americani dopo Pearl Harbor, ma non è improprio trovare anche un sottile riferimento al maccartismo. Tracy, benché un po' troppo anziano per il ruolo di un ex combattente, è efficacissimo, mentre Ryan regala l'ennesimo personaggio sgradevole alla sua lunga galleria di villain ambigui e brutali. Imprescindibile.