
Hamlet
Hamlet
Durata
242
Formato
Regista
Amleto (Kenneth Branagh), principe di Danimarca, è ancora in lutto per la morte del padre (Brian Blessed) quando sua madre Gertrude (Julie Christie) si sposa con il fratello del defunto marito, Claudio (Derek Jacobi). Quando Amleto scopre che l'assassino del padre è proprio lo zio Claudio non può far altro che preparare una terribile vendetta.
Kenneth Branagh continua il suo viaggio all'interno dell'universo shakespeariano, scegliendo di realizzare l'ambiziosa trasposizione di una delle più celebri tragedie del drammaturgo inglese. A differenza dei precedenti Enrico V (1989) e Molto rumore per nulla (1993), in cui comunque risultava evidente la passione del regista britannico per la matrice letteraria e teatrale, l'immersione nel testo originario è qui total(izzant)e: il risultato è un magniloquente kolossal di quattro ore, immerso con sapienza e passione nel tormentato mondo della vendetta, della morte e della follia. Branagh, senza nascondere il suo narcisismo artistico, sperimenta senza timore e sposta l'ambientazione dal XVI secolo al sontuoso Ottocento, mantenendo il testo in versi, fedele alla scrittura del Bardo. Il rifiuto di accomodarsi sulle convenzioni del teatro filmato è evidente nella scelta di attirare l'attenzione sulla presenza della macchina da presa, con l'uso di dettagli di occhi nel momento in cui, per esempio, Amleto parla con il fantasma del padre, o con carrellate al posto del più familiare campo/controcampo. Una visione volutamente estenuante e manieristica, dedicata a cultori o fervidi appassionati di letteratura al cinema. Nel cast compaiono, anche in piccoli camei, i più grandi attori britannici del periodo. Nei passaggi TV circola una versione di due ore che snatura il senso dell'opera.
Kenneth Branagh continua il suo viaggio all'interno dell'universo shakespeariano, scegliendo di realizzare l'ambiziosa trasposizione di una delle più celebri tragedie del drammaturgo inglese. A differenza dei precedenti Enrico V (1989) e Molto rumore per nulla (1993), in cui comunque risultava evidente la passione del regista britannico per la matrice letteraria e teatrale, l'immersione nel testo originario è qui total(izzant)e: il risultato è un magniloquente kolossal di quattro ore, immerso con sapienza e passione nel tormentato mondo della vendetta, della morte e della follia. Branagh, senza nascondere il suo narcisismo artistico, sperimenta senza timore e sposta l'ambientazione dal XVI secolo al sontuoso Ottocento, mantenendo il testo in versi, fedele alla scrittura del Bardo. Il rifiuto di accomodarsi sulle convenzioni del teatro filmato è evidente nella scelta di attirare l'attenzione sulla presenza della macchina da presa, con l'uso di dettagli di occhi nel momento in cui, per esempio, Amleto parla con il fantasma del padre, o con carrellate al posto del più familiare campo/controcampo. Una visione volutamente estenuante e manieristica, dedicata a cultori o fervidi appassionati di letteratura al cinema. Nel cast compaiono, anche in piccoli camei, i più grandi attori britannici del periodo. Nei passaggi TV circola una versione di due ore che snatura il senso dell'opera.