Henry Gamble's Birthday Party
Henry Gamble's Birthday Party
Durata
87
Formato
Regista
Henry Gamble (Cole Doman) ha organizzato una festa nella piscina di casa in occasione del suo diciassettesimo compleanno. Amici, parenti e vicini accorrono numerosi, ma quello che dovrebbe essere uno dei giorni più felici dell'anno potrebbe nascondere sfumature più drammatiche e malinconiche.
Ambientato interamente nella casa della famiglia Gamble durante un'unica giornata, Henry Gamble's Bir-thday Party è un curioso esempio di cinema indipendente, coraggioso nella sua struttura drammaturgica e contenutistica ma piuttosto debole dal punto di vista cinematografico. Stephen Cone, autore anche della sceneggiatura, firma un progetto ambizioso, privo di una narrazione significativa o stimolante ma efficace per restituire la radiografia di una generazione (prima ancora che di una singola personalità) isolata e priva di stimoli. Henry si avvicina all'età matura, ma sono ancora molti i quesiti che minano il suo cammino (l'orientamento sessuale, il rapporto con i genitori o le relazioni d'amicizia). Intorno a lui, una schiera di personaggi eterogenei ha lo scopo di ricostruire un micromondo vario e stratificato, nel quale tuttavia il regista fatica a orientarsi preferendo abbozzare tanti differenti caratteri invece che focalizzarsi con precisione su poche ma significative individualità. Così poco alla volta, il film perde lo smalto iniziale per rivelarsi più vuoto e meno propositivo del previsto e il regista, cercando di colmare le lacune contenutistiche dell'opera, decora il tutto con uno stile patinato e retorico (la musica pop e i ralenti sembrano essere i veri protagonisti) che alla lunga si rende ripetitivo e ridondante senza mai riuscire a emozionare fino in fondo. Ma, a ben guardare, poteva anche andare molto peggio.
Ambientato interamente nella casa della famiglia Gamble durante un'unica giornata, Henry Gamble's Bir-thday Party è un curioso esempio di cinema indipendente, coraggioso nella sua struttura drammaturgica e contenutistica ma piuttosto debole dal punto di vista cinematografico. Stephen Cone, autore anche della sceneggiatura, firma un progetto ambizioso, privo di una narrazione significativa o stimolante ma efficace per restituire la radiografia di una generazione (prima ancora che di una singola personalità) isolata e priva di stimoli. Henry si avvicina all'età matura, ma sono ancora molti i quesiti che minano il suo cammino (l'orientamento sessuale, il rapporto con i genitori o le relazioni d'amicizia). Intorno a lui, una schiera di personaggi eterogenei ha lo scopo di ricostruire un micromondo vario e stratificato, nel quale tuttavia il regista fatica a orientarsi preferendo abbozzare tanti differenti caratteri invece che focalizzarsi con precisione su poche ma significative individualità. Così poco alla volta, il film perde lo smalto iniziale per rivelarsi più vuoto e meno propositivo del previsto e il regista, cercando di colmare le lacune contenutistiche dell'opera, decora il tutto con uno stile patinato e retorico (la musica pop e i ralenti sembrano essere i veri protagonisti) che alla lunga si rende ripetitivo e ridondante senza mai riuscire a emozionare fino in fondo. Ma, a ben guardare, poteva anche andare molto peggio.