Underground
Underground
Premi Principali
Palma d'oro al Festival di Cannes 1995
Anno
Generi
Durata
170
Formato
Regista
Seconda guerra mondiale. Marko (Miki Manojlović) e Petar il Nero (Lazar Ristovski) sono due partigiani jugoslavi innamorati della stessa donna (Mirjana Jokovic). Catturato dai nazisti, Petar è liberato da Marko, che lo nasconde in una gigantesca cantina per vent'anni, sfruttandolo per la costruzione di armi che contrabbanda e facendogli credere che la guerra non è mai finita.
Quando Underground fu presentato (e premiato con la Palma d'oro) a Cannes, la guerra infuriava ancora in Bosnia. Le polemiche per un film bollato come filo-serbo, revisionista, contrario all'indipendenza delle varie etnie dell'ex-Jugoslavia furono feroci: Emir Kusturica (anche sceneggiatore, da un soggetto di Dusan Kovacevic) fu accusato addirittura di esser complice della pulizia etnica, spesso da editorialisti che neanche avevano visto il film. Summa di un'estetica irriducibilmente personale, Underground è un'opera-mondo, un grande film dall'ideologia sì scivolosa (suprema e dolente elegia sulla fine di una nazione e di un esperimento di convivenza pacifica di cui proprio Sarajevo era simbolo), ma tutt'altro che indulgente verso una qualunque delle parti. È il male della Storia a farla da padrone, al di là della bulimia visionaria della regia, delle spacconate dei protagonisti (straordinari Miki Manojlović e Lazar Ristovski) e delle trovate clamorose di sceneggiatura: indimenticabile, in tal senso, la sequenza in cui il Nero, uscito finalmente dal sotterraneo, capita sul set di un film ispirato alle sue gesta, uccidendo gli attori che interpretavano i nazisti. Un male amplificato, non certo cancellato, dall'onirico e già disperatamente sconfitto finale. Originale, coraggioso, definitivo. Di enorme successo anche la colonna sonora di Goran Bregovic; fotografia di Vilko Filac.
Quando Underground fu presentato (e premiato con la Palma d'oro) a Cannes, la guerra infuriava ancora in Bosnia. Le polemiche per un film bollato come filo-serbo, revisionista, contrario all'indipendenza delle varie etnie dell'ex-Jugoslavia furono feroci: Emir Kusturica (anche sceneggiatore, da un soggetto di Dusan Kovacevic) fu accusato addirittura di esser complice della pulizia etnica, spesso da editorialisti che neanche avevano visto il film. Summa di un'estetica irriducibilmente personale, Underground è un'opera-mondo, un grande film dall'ideologia sì scivolosa (suprema e dolente elegia sulla fine di una nazione e di un esperimento di convivenza pacifica di cui proprio Sarajevo era simbolo), ma tutt'altro che indulgente verso una qualunque delle parti. È il male della Storia a farla da padrone, al di là della bulimia visionaria della regia, delle spacconate dei protagonisti (straordinari Miki Manojlović e Lazar Ristovski) e delle trovate clamorose di sceneggiatura: indimenticabile, in tal senso, la sequenza in cui il Nero, uscito finalmente dal sotterraneo, capita sul set di un film ispirato alle sue gesta, uccidendo gli attori che interpretavano i nazisti. Un male amplificato, non certo cancellato, dall'onirico e già disperatamente sconfitto finale. Originale, coraggioso, definitivo. Di enorme successo anche la colonna sonora di Goran Bregovic; fotografia di Vilko Filac.