In una famiglia napoletana verace, nasce inspiegabilmente una bambina (Chiara Papa prima, Serena Improta e Clelia Bernacchi poi) che parla in milanese, odia la pastiera e ama il panettone. È scompiglio in casa e nel rione.

Il debutto a quattro mani di Paolo Genovese e Luca Miniero voleva forse guardare al cinema stralunato e surrealista di Ciprì e Maresco, ma anche alla visione camp di Pappi Corsicato: nessuno di questi obiettivi viene però raggiunto e Incantesimo napoletano finisce per diventare un pesante ibrido difficile da collocare. Se le gag sulla milanesità della piccola Assuntina stancano presto, il fiacco tentativo di indagine sociale soccombe al bruciante desiderio dei due giovani autori di ostentare un'estetica originale a tutti i costi. Gli attori, comunque, sono la cosa migliore: bravo Gianni Ferreri, ammantato di profonda tristezza partenopea, e buona prova di Marina Confalone (premiata con il David di Donatello) nei panni dell'esuberante madre di Assuntina.
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