Tommaso
Durata
97
Formato
Regista
Tommaso (Kim Rossi Stuart) è un attore aitante ma problematico e pieno di nevrosi, che si fa lasciare dalla fidanzata Chiara (Jasmine Trinca) stanca delle sue ossessioni e della vita con lui. I molti traumi sentimentali e sessuali con i quali si ritrova a convivere ogni giorno lo inducono a cercare indomabilmente licenziose libertà e numerose avventure con le donne, ma la realtà non fa altro che remare contro di lui alimentando il disagio nel rapporto con l'altro sesso.
Esattamente dieci anni dopo il suo esordio Anche libero va bene (2006), Kim Rossi Stuart ritrova il bambino problematico di allora alle prese con un rapporto travagliato con la madre e lo trasfigura in un adulto con lo stesso nome, Tommaso, disilluso e randagio, schiavo di nevrosi profonde e di irrisolutezze dal sapore patologico, specialmente per quel che riguarda la sfera sentimentale e sessuale. Tommaso è un freak dai contorni esplicitamente morettiani, che nelle prime scene del film si lascia addirittura scappare delle frasi che replicano il tono stridulo e straniato di Michele Apicella. Un elemento di sicuro interesse, condito per altro da un sottotesto felliniano piuttosto evidentemente che si nutre tanto di materiali onirici (Tommaso sogna un esordio alla regia “fatto solo di sogni”) quanto dell’ossessione per il corpo femminile, ma l’attore romano disperde la sgradevolezza e l’originalità del suo nuovo lavoro in una messa in scena goffa e mal gestita, che fa il pieno di sequenze scult, ridicolo involontario e recitazione sopra le righe, amplificando un imbarazzato e uno sconcerto che probabilmente sono voluti solo in parte. Il tono sgraziato e dissonante del film è ostinatamente cercato da Rossi Stuart e il suo racconto del sesso al fine di denudare le fragilità del protagonista appare orientato verso tonalità oblique e respingenti; peccato però che tale istanza risulti quasi sempre grossolana e raffazzonata, suscitando perplessità piuttosto che inquietudine o tantomeno spunti di riflessione. Abbastanza risibile l’uso del vento in un finale diseguale. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2016.
Esattamente dieci anni dopo il suo esordio Anche libero va bene (2006), Kim Rossi Stuart ritrova il bambino problematico di allora alle prese con un rapporto travagliato con la madre e lo trasfigura in un adulto con lo stesso nome, Tommaso, disilluso e randagio, schiavo di nevrosi profonde e di irrisolutezze dal sapore patologico, specialmente per quel che riguarda la sfera sentimentale e sessuale. Tommaso è un freak dai contorni esplicitamente morettiani, che nelle prime scene del film si lascia addirittura scappare delle frasi che replicano il tono stridulo e straniato di Michele Apicella. Un elemento di sicuro interesse, condito per altro da un sottotesto felliniano piuttosto evidentemente che si nutre tanto di materiali onirici (Tommaso sogna un esordio alla regia “fatto solo di sogni”) quanto dell’ossessione per il corpo femminile, ma l’attore romano disperde la sgradevolezza e l’originalità del suo nuovo lavoro in una messa in scena goffa e mal gestita, che fa il pieno di sequenze scult, ridicolo involontario e recitazione sopra le righe, amplificando un imbarazzato e uno sconcerto che probabilmente sono voluti solo in parte. Il tono sgraziato e dissonante del film è ostinatamente cercato da Rossi Stuart e il suo racconto del sesso al fine di denudare le fragilità del protagonista appare orientato verso tonalità oblique e respingenti; peccato però che tale istanza risulti quasi sempre grossolana e raffazzonata, suscitando perplessità piuttosto che inquietudine o tantomeno spunti di riflessione. Abbastanza risibile l’uso del vento in un finale diseguale. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2016.