Kinds of Kindness

Kinds of Kindness

Premi Principali

Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 2024

Durata

165

Tre episodi distinti. Death of R.M.F.: un dimesso business man (Jesse Plemons), la cui vita è programmata in ogni dettaglio dal proprio capo (Willem Dafoe), vuole dare una svolta alla propria esistenza; R.M.F. is Flying: un agente di polizia (Jesse Plemons) ha il sospetto, sempre più fondato, che la donna accanto a lui (Emma Stone) non sia più la moglie scomparsa tempo prima, ma una sua "copia" perfetta; R.M.F. Eats a Sandwich: un uomo (Jesse Plemons) e una donna (Emma Stone), adepti di una setta con un rigido stile di vita new age, in seguito a un sogno rivelatore sono alla ricerca di una persona dotata di poteri soprannaturali in grado di restituire la vita ai defunti.

A otto mesi dal clamore suscitato con Povere creature! (2023), Leone d'oro a Venezia, Yorgos Lanthimos prova a cavalcare il successo di critica e pubblico del film precedente e arriva in concorso a Cannes, dove il film ha ottenuto il premio per il miglior attore andato a Jesse Plemons. Purtroppo, il risultato non è esattamente quello sperato: Kinds of Kindness è lo sterile, programmatico e a tratti insulso bigino del cinema destabilizzante del suo autore, qui ai minimi termini nel tentativo di portare lo spettatore al di fuori della propria comfort zone. Sorta di operazione antologica sull'alienazione dei sentimenti contemporanea, il film rimane un trittico modaiolo tra il catatonico e l'irritante, che lascia trasparire in maniera manifesta una preoccupante carenza di idee di scrittura. Già il fatto di giustapporre tre segmenti slegati tra loro per portare a casa qualcosa di vagamente accattivante la dice lunga sulla solidità del progetto, senza contare come le provocazioni concettuali e stilistiche di Lanthimos appaiano qui come pura e semplice minestra riscaldata. I salti di registro funzionano, e alcuni lampi di umorismo tagliente colpiscono nel segno, soprattutto nel primo episodio, di gran lunga il migliore. Una vacanza d'autore in cui il regista e sceneggiatore greco – tornato a scrivere un film insieme a Efthymis Filippou, suo abituale collaboratore con cui non condivideva un copione da Il sacrificio del cervo sacro (2017) – ripropone, al ribasso, i suoi temi abituali, giocando sull'appeal degli attori e sulla sua abilità dal punto di vista formale, grazie anche al lavoro del direttore della fotografia Robbie Ryan. Peccato che tutto questo non basti minimamente ad alzare il livello di un prodotto vuoto e privo di alcuno spessore drammaturgico, in cui il secondo e il terzo episodio sono oltre la soglia dell’imbarazzo.
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