The Lobster
The Lobster
Anno
Paese
Generi
Durata
118
Formato
Regista
In un futuro distopico, la società costringe ogni essere umano a vivere in coppia. David (Colin Farrell) è rimasto single da poco e viene mandato in un albergo misterioso e guidato da regole ferree: ha 45 giorni per trovare una partner e, se non riuscirà nell'intento, verrà trasformato in un animale a sua scelta e abbandonato nella foresta.
Non manca certo l'originalità a Yorgos Lanthimos, autore che aveva già dimostrato il suo estro narrativo nei precedenti Dogtooth (2009) e Alps (2011). In questo caso mette in scena una bizzarra metafora della società di tutti i giorni, in cui la “normalità” è il vivere in coppia e chi passa l'esistenza in solitaria è visto come un'eccentrica eccezione. Le premesse sono notevoli, così come i parallelismi uomini-animali, ma le suggestioni si arenano presto: dopo una prima parte ricca di fascino, la sceneggiatura si fa confusa e contorta, mette troppa carne al fuoco e non riesce più a ritrovare la spinta iniziale. Il percorso di David segue troppe tappe (l'albergo, la fuga nel bosco, una nuova vita insieme ai “ribelli”, l'amore impossibile con una donna da poco conosciuta) e il minutaggio non basta ad approfondirle tutte adeguatamente: avrebbe, forse, reso di più in una miniserie televisiva. E il finale, aperto e irrisolto, appare in questo caso una scelta totalmente sbagliata. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, dove ha ottenuto il Premio della Giuria.
Non manca certo l'originalità a Yorgos Lanthimos, autore che aveva già dimostrato il suo estro narrativo nei precedenti Dogtooth (2009) e Alps (2011). In questo caso mette in scena una bizzarra metafora della società di tutti i giorni, in cui la “normalità” è il vivere in coppia e chi passa l'esistenza in solitaria è visto come un'eccentrica eccezione. Le premesse sono notevoli, così come i parallelismi uomini-animali, ma le suggestioni si arenano presto: dopo una prima parte ricca di fascino, la sceneggiatura si fa confusa e contorta, mette troppa carne al fuoco e non riesce più a ritrovare la spinta iniziale. Il percorso di David segue troppe tappe (l'albergo, la fuga nel bosco, una nuova vita insieme ai “ribelli”, l'amore impossibile con una donna da poco conosciuta) e il minutaggio non basta ad approfondirle tutte adeguatamente: avrebbe, forse, reso di più in una miniserie televisiva. E il finale, aperto e irrisolto, appare in questo caso una scelta totalmente sbagliata. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, dove ha ottenuto il Premio della Giuria.