Ma' Rosa
Ma' Rosa
Durata
110
Formato
Regista
Ma’ Rosa (Jaclyn Jose) ha quattro figli, lavora con il marito in un piccolo negozio di alimentari in un quartiere povero di Manila e contemporaneamente gestisce un traffico di narcotici. La sua vita si complica quando la polizia si accorge dell’attività illecita.
Da una sceneggiatura firmata da Troy Espiritu, qui alla prima collaborazione con il regista Brillante Mendoza, Ma’ Rosa è una pellicola che fin dai primissimi minuti lascia chiaramente trasparire le intenzioni dei propri autori. Mendoza ha infatti il desiderio di far ambientare lo spettatore in uno scenario caotico e disorientante, ancor prima di raccontargli la vicenda dei protagonisti. Attraverso uno stile visivo avvolgente, il film è una pura esperienza sensoriale ed emotiva, veicolata tramite una messa in scena rude, grezza e frenetica. Una vivacità dell’immagine che il regista filippino utilizza senza mezze misure, incappando in un formalismo visivo alle volte non adatto a una vicenda profondamente umana come quella in cui incappa la bravissima Jaclyn Jose, premiata a Cannes. L’attrice è la protagonista assoluta della scena anche quando non la domina (nella seconda parte in particolare), un personaggio molto approfondito e curato, disposto a sporcarsi le mani per provare a stare a galla in un ambiente che non le appartiene ma dal quale probabilmente non riesce o non vuole allontanarsi. Seppur il discorso si renda, a lungo andare, un po’ ripetitivo e meno frizzante rispetto alle prime battute, l’opera si dimostra affascinante e coraggiosa, capace di rischiare una forma cinematografica poco convenzionale che non sempre risulta vincente, ma complessivamente funziona e scuote come vorrebbe.
Da una sceneggiatura firmata da Troy Espiritu, qui alla prima collaborazione con il regista Brillante Mendoza, Ma’ Rosa è una pellicola che fin dai primissimi minuti lascia chiaramente trasparire le intenzioni dei propri autori. Mendoza ha infatti il desiderio di far ambientare lo spettatore in uno scenario caotico e disorientante, ancor prima di raccontargli la vicenda dei protagonisti. Attraverso uno stile visivo avvolgente, il film è una pura esperienza sensoriale ed emotiva, veicolata tramite una messa in scena rude, grezza e frenetica. Una vivacità dell’immagine che il regista filippino utilizza senza mezze misure, incappando in un formalismo visivo alle volte non adatto a una vicenda profondamente umana come quella in cui incappa la bravissima Jaclyn Jose, premiata a Cannes. L’attrice è la protagonista assoluta della scena anche quando non la domina (nella seconda parte in particolare), un personaggio molto approfondito e curato, disposto a sporcarsi le mani per provare a stare a galla in un ambiente che non le appartiene ma dal quale probabilmente non riesce o non vuole allontanarsi. Seppur il discorso si renda, a lungo andare, un po’ ripetitivo e meno frizzante rispetto alle prime battute, l’opera si dimostra affascinante e coraggiosa, capace di rischiare una forma cinematografica poco convenzionale che non sempre risulta vincente, ma complessivamente funziona e scuote come vorrebbe.