Dopo la morte della compagna per overdose, il giovane regista François (Mehdi Belhaj Kacem) decide di girare un film di denuncia per combattere le associazioni mafiose implicate nei traffici di droga. Purtroppo, a causa della tematica scomoda, non troverà finanziatori disposti a produrre il suo lavoro. Sarà quindi costretto a cedere al ricatto di Chas (Michel Subor), un uomo senza scrupoli che lo porterà a confrontarsi con la propria coscienza.

Presentato alla Mostra di Venezia nel 2001 e girato in un notevole bianco e nero, Innocenza selvaggia è sicuramente una delle opere più cupe e tragiche di Philippe Garrel, che qui abbandona in parte i temi autobiografici legati al suo passato sessantottino per immergersi in una storia torbida e scomoda, che porta a riflettere sul confine tra cinema indipendente e commerciale, e soprattutto tra desiderio e senso di colpa. L'abilità dell'autore francese è quella di racchiudere all'interno dell'opera due storie, con diversi punti di contatto, che scandagliano entrambe l'universo che regola la nostra società: un mondo oscuro caratterizzato da violenza e droghe dove lo strumento del cinema appare il modo più efficace e immediato per rappresentarlo e renderne testimonianza. Un film di notevole spessore e una tappa fondamentale nella carriera del suo autore. Il personaggio di Carole, rappresentato come un'ombra funesta, richiama la cantante dei Velvet Underground Nico, con la quale Garrel strinse un profondo rapporto.
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