Il giovane cattolico Yu (Takahiro Nishijima) ama scattare foto sotto le gonne delle passanti, ricavando piacere dal confessare i propri peccati al padre prete (Atsuro Watabe). Inaspettatamente si innamora di Yoko (Hikari Mitsushima), che gli ricorda la Madonna, e che è innamorata a sua volta di Miss Scorpion, una criminale sotto le cui vesti si cela lo stesso Yu. La loro storia si intreccia nei piani di una crudele associazione religiosa chiamata Chiesa Zero.

È la storia più epica, commovente, complicata, lunga, estrema, surreale, divertente e melodrammatica che Sion Sono abbia realizzato: Love Exposure è una vera e propria epopea, pop (l'attore protagonista è un popolare cantante giapponese) e al contempo classica (alcune tra le scene più intense hanno come sottofondo brani di Beethoven e Ravel), un film in cui la necessità di un'istanza spirituale all'interno di qualsiasi forma d'amore si coniuga all'inno di un cinema vitale dove tutto è possibile, dando luogo a un'ode appassionata al caos dell'animo umano e alla purezza delle emozioni giovanili. Un'indimenticabile viaggio all'interno del Giappone contemporaneo, con un'attenzione particolare alle sette religiose, trattate dal regista con lucido cinismo e brillante sarcasmo. Primo capitolo di un'ipotetica “trilogia dell'odio” che proseguirà con Cold Fish (2010) e Guilty of Romance (2011), è, dei tre, il film meno concentrato sull'odio come motore fondate del mondo e più orientato verso il suo esatto contrario (un sentimento totalizzante e lancinante). Sion Sono non risparmia alcun tipo di enfasi e non lesina neanche scene tragiche e crudeli, che vengono spesso cambiate di segno all'ultimo minuto con variazioni di tono assurde ma mai fuori luogo. Il regista punta a trasformare il suo cinema in un atto d'amore puro e semplice, parlando di come il sentimento e la perversione possano convivere e di come l'atto fotografico (e cinematografico), visto dalla prospettiva dei personaggi, possa anche essere letto come piacere voyeuristico: di fatto firma il film più completo della sua carriera, un'odissea citazionista di quattro ore che potrebbe durare all'infinito, letteralmente senza tempo e al di fuori di qualsiasi gabbia di genere.
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