Strange Circus
KimyÅ na sakasu
Durata
108
Formato
Regista
Taeko (Masumi Miyazaki) sta scrivendo un romanzo sulla bambina Mitsuko (Rie Kuwana), vittima di molestie dal padre (Hiroshi Ohguchi) e involontaria (?) assassina della madre (Masumi Miyazaki). Yuji (Issei Ishida) viene incaricato dall'editore di Taeko (Tomorowo Taguchi) di scoprire qualcosa sul passato misterioso della scrittrice e su quanto questa storia possa essere autobiografica.
Un J-horror di un cupezza unica e inimmaginabile, estremamente legato al Sion Siono più in vena di deliri gratuiti ma non per questo non motivati. Un regista che a questo giro non vuole certo innovare il genere in profondità come in Suicide Club (2002), né parodiarlo come avrebbe fatto poi in Exte (2007), ma preferisce limitarsi a sguazzare nel sangue dei suoi personaggi e nei suoi canoni stilizzati e risaputi, anche se sempre pregnanti: tortura, spavento fumettistico, montaggio e fotografia allucinati, ma anche curata psicologia dei personaggi e uso drammatico dei flashback, simile a quello di Audition (1999) di Takashi Miike o a quello di Noriko's Dinner Table (2005) dello stesso Sion Sono. Il regista prende la scenografia di un circo carnale e grandguignolesco e lo trasforma in una sorta di teatro destinato a ospitare una tragedia di incesti, cambi di sesso e violenze estreme di vario tipo. Tra i film più disturbanti dell'autore e del nuovo cinema horror giapponese, è senza dubbio un gioiello di inquietudine moderna, ma talvolta sembra indugiare eccessivamente e in modo manieristico nel piacere voyeuristico che Sono pare ricavare dal porre i suoi personaggi in situazioni ostinatamente stomachevoli.
Un J-horror di un cupezza unica e inimmaginabile, estremamente legato al Sion Siono più in vena di deliri gratuiti ma non per questo non motivati. Un regista che a questo giro non vuole certo innovare il genere in profondità come in Suicide Club (2002), né parodiarlo come avrebbe fatto poi in Exte (2007), ma preferisce limitarsi a sguazzare nel sangue dei suoi personaggi e nei suoi canoni stilizzati e risaputi, anche se sempre pregnanti: tortura, spavento fumettistico, montaggio e fotografia allucinati, ma anche curata psicologia dei personaggi e uso drammatico dei flashback, simile a quello di Audition (1999) di Takashi Miike o a quello di Noriko's Dinner Table (2005) dello stesso Sion Sono. Il regista prende la scenografia di un circo carnale e grandguignolesco e lo trasforma in una sorta di teatro destinato a ospitare una tragedia di incesti, cambi di sesso e violenze estreme di vario tipo. Tra i film più disturbanti dell'autore e del nuovo cinema horror giapponese, è senza dubbio un gioiello di inquietudine moderna, ma talvolta sembra indugiare eccessivamente e in modo manieristico nel piacere voyeuristico che Sono pare ricavare dal porre i suoi personaggi in situazioni ostinatamente stomachevoli.