Marito e moglie
Durata
90
Formato
Regista
Due singolari episodi sulla vita coniugale. Nel primo Matteo (Eduardo De Filippo), paralizzato e costretto a letto, viene obbligato dalla dispotica moglie (Tina Pica) a covare le uova al posto dell'unica gallina di casa, morta poco prima. Nel secondo Gennaro (Eduardo De Filippo) trova conforto conversando dal suo balcone con la giovane e bella vicina di casa (Luciana Vedovelli), evadendo così dalla monotonia familiare.
Una delle migliori prove registiche di Eduardo De Filippo con un film diviso in due parti: la prima prende spunto dalla novella Tonio di Guy de Maupassant, mentre la seconda dall'atto unico Gennareniello firmato dallo stesso De Filippo. Eduardo sa gestire con sapienza, dosandoli con equilibrio e delicatezza, i vari toni narrativi che mutano rapidamente: dal racconto grottesco, al dramma malinconico, passando per la commedia amara rivelatrice e disillusa che esalta e al contempo spegne qualsiasi fantasia di possibile riscatto, relegando i sogni (la paternità nel primo caso; la conquista di un nuovo amore nel secondo) nel novero delle utopie irrealizzabili. Come sempre l'idea di messa in scena del grande drammaturgo napoletano è piuttosto semplice (quando non semplicistica) ma in questo caso riuscita e convincente. Capace di divertire e emozionare (specie nel toccante finale), il film può contare anche su ottime interpretazioni, in primis quella di un Eduardo, tutta giocata in sottrazione, e in grado di regalare due figure di uomini perdenti e afflitti che conquistano.
Una delle migliori prove registiche di Eduardo De Filippo con un film diviso in due parti: la prima prende spunto dalla novella Tonio di Guy de Maupassant, mentre la seconda dall'atto unico Gennareniello firmato dallo stesso De Filippo. Eduardo sa gestire con sapienza, dosandoli con equilibrio e delicatezza, i vari toni narrativi che mutano rapidamente: dal racconto grottesco, al dramma malinconico, passando per la commedia amara rivelatrice e disillusa che esalta e al contempo spegne qualsiasi fantasia di possibile riscatto, relegando i sogni (la paternità nel primo caso; la conquista di un nuovo amore nel secondo) nel novero delle utopie irrealizzabili. Come sempre l'idea di messa in scena del grande drammaturgo napoletano è piuttosto semplice (quando non semplicistica) ma in questo caso riuscita e convincente. Capace di divertire e emozionare (specie nel toccante finale), il film può contare anche su ottime interpretazioni, in primis quella di un Eduardo, tutta giocata in sottrazione, e in grado di regalare due figure di uomini perdenti e afflitti che conquistano.