Sogno di una notte di mezza sbornia
Durata
90
Formato
Regista
Pasquale Grifone (Eduardo De Filippo) vince quaranta milioni giocando al lotto i numeri che Dante gli ha dato in sogno. Ma quei numeri, secondo la profezia dantesca, rappresentano anche la data della morte di Pasquale. Terrorizzato dall'avvicinarsi della data fatidica, l'uomo non riesce a godersi la vincita, mentre i suoi cari, incuranti della superstizione del capo famiglia, spendono senza ritegno i soldi vinti al gioco.
Una divertita farsa tratta da una delle commedie meno note di De Filippo, riadattata liberamente dalla pièce di Athos Setti intitolata L'agonia di Schizzo. Tornano i temi della superstizione e della facile creduloneria umana, nonché del mito del guadagno facile e della paranoia, declinati in questo caso in maniera più svagata e sopra le righe rispetto ad opere precedenti dell'autore napoletano. Peccato che il film di cinematografico abbia assai poco e si riduca ad essere semplicemente teatro filmato (e la matrice da palcoscenico è enunciata fin dalla sequenza iniziale) con un'idea di messa in scena assai povera e a tratti svogliata (sostanziale unità di tempo e spazio; lunghi monologhi ripresi in piano sequenza o comunque con un uso assai parco di stacchi; fondali visibilmente posticci). Gran prova da mattatore di Eduardo, non sempre supportato però da un cast all'altezza: mal sfruttato lo straordinario talento di Pupella Maggio relegata a un ruolo macchiettistico e privo di sfumature. Un'operazione che rientra nel novero delle curiosità e funziona come atto di testimonianza, ma nulla più.
Una divertita farsa tratta da una delle commedie meno note di De Filippo, riadattata liberamente dalla pièce di Athos Setti intitolata L'agonia di Schizzo. Tornano i temi della superstizione e della facile creduloneria umana, nonché del mito del guadagno facile e della paranoia, declinati in questo caso in maniera più svagata e sopra le righe rispetto ad opere precedenti dell'autore napoletano. Peccato che il film di cinematografico abbia assai poco e si riduca ad essere semplicemente teatro filmato (e la matrice da palcoscenico è enunciata fin dalla sequenza iniziale) con un'idea di messa in scena assai povera e a tratti svogliata (sostanziale unità di tempo e spazio; lunghi monologhi ripresi in piano sequenza o comunque con un uso assai parco di stacchi; fondali visibilmente posticci). Gran prova da mattatore di Eduardo, non sempre supportato però da un cast all'altezza: mal sfruttato lo straordinario talento di Pupella Maggio relegata a un ruolo macchiettistico e privo di sfumature. Un'operazione che rientra nel novero delle curiosità e funziona come atto di testimonianza, ma nulla più.