Il mattatore di Hollywood
The Errand Boy
Durata
92
Formato
Regista
Il presidente della Paramutual Pictures (Brian Donlevy) decide di assumere l'attacchino Morty Tashman (Jerry Lewis) come spia da infiltrare negli studi di produzione e scoprire gli sprechi di denaro e le ruberie che avvengono nell'ambiente. Morty combina una lunga serie di disastri, ma il suo ultimo pasticcio viene casualmente filmato e mostrato a dei produttori che faranno del giovane impiastro una star del cinema.
Tour de force da vero mattatore per Jerry Lewis che, alla sua opera terza da regista, porta sulle sue spalle il peso del film, con una verve attoriale (che denota una versatilità sempre sorprendente quando non entusiasmante) funzionale a una riflessione più ampia e non banale sul mondo del cinema. Hollywood, considerata la terra dei sogni dorati della settima arte, si rivela una specie di girone infernale, dominato da piccole e grandi meschinità, dove l'unico elemento di pura genuinità è rappresentato da Morty, personaggio imbranato e capace di combinare quasi solo disastri, ma onesto e di buon cuore: non a caso, le uniche creature con cui può aprirsi e parlare liberamente sono due fantocci, mentre gli uomini del business cinematografico si rivelano affaristi cinici e ottusi. Non tutto funziona alla perfezione, il ritmo narrativo soffre di qualche discontinuità e spesso la furia farsesca di Lewis rischia di travolgere e annacquare gli interessanti sottotesti, ma il film rimane una coraggiosa operazione di satira caustica verso il sistema degli Studios, oltre che un'opera spassosa in più di una circostanza. Comparsata, non accreditata, per il cast del serial televisivo Bonanza (1959-1973).
Tour de force da vero mattatore per Jerry Lewis che, alla sua opera terza da regista, porta sulle sue spalle il peso del film, con una verve attoriale (che denota una versatilità sempre sorprendente quando non entusiasmante) funzionale a una riflessione più ampia e non banale sul mondo del cinema. Hollywood, considerata la terra dei sogni dorati della settima arte, si rivela una specie di girone infernale, dominato da piccole e grandi meschinità, dove l'unico elemento di pura genuinità è rappresentato da Morty, personaggio imbranato e capace di combinare quasi solo disastri, ma onesto e di buon cuore: non a caso, le uniche creature con cui può aprirsi e parlare liberamente sono due fantocci, mentre gli uomini del business cinematografico si rivelano affaristi cinici e ottusi. Non tutto funziona alla perfezione, il ritmo narrativo soffre di qualche discontinuità e spesso la furia farsesca di Lewis rischia di travolgere e annacquare gli interessanti sottotesti, ma il film rimane una coraggiosa operazione di satira caustica verso il sistema degli Studios, oltre che un'opera spassosa in più di una circostanza. Comparsata, non accreditata, per il cast del serial televisivo Bonanza (1959-1973).