I sette magnifici Jerry
The Family Jewels
Durata
99
Formato
Regista
Alla morte del padre, Dina Peyton (Donna Butterworth), bambina di dieci anni, eredita una fortuna e deve scegliere un nuovo tutore tra i suoi sei zii (Jerry Lewis). L'autista di famiglia, Willard Woodward (Lewis) conduce la bambina a incontrare uno per uno i parenti: si va da Giacomino, vecchio capitano di un battello, a Everett, clown da circo; dal pilota d'areo Eddie al fotografo Julius; dal detective privato Skylock al gangster Bugsy.
L'esile intreccio dà l'occasione a Jerry Lewis di mostrare tutte le sue straordinarie doti di interprete versatile, spaziando nella varietà dei suoi personaggi e traendo ispirazione da suoi celebri film come Le notti folli del dottor Jerryll, 1963 (il personaggio del fotografo Julius è identico al professor Kelp, protagonista della suddetta pellicola), o anticipando ciò che verrà in 3 sul divano, 1966 (in cui Lewis interpreta cinque personaggi). Il talento recitativo dell'attore e regista è indubbio, ma alla lunga il gioco rischia di diventare ripetitivo e progressivamente sempre meno efficace, anche per via di un tasso di sentimentalismo decisamente insolito, quando non stonato, e una voglia di appiattire il tutto verso un confortante lieto fine. Così l'ironia sagace sulla contemporaneità e le sue maschere “mostruose” appare tutto sommato debole, compensata comunque da un gusto per l'invenzione comica sempre sorprendente. Decisamente godibile (a tratti anche irresistibilmente spassoso), ma anche più superficiale e furbo di quanto non vorrebbe sembrare.
L'esile intreccio dà l'occasione a Jerry Lewis di mostrare tutte le sue straordinarie doti di interprete versatile, spaziando nella varietà dei suoi personaggi e traendo ispirazione da suoi celebri film come Le notti folli del dottor Jerryll, 1963 (il personaggio del fotografo Julius è identico al professor Kelp, protagonista della suddetta pellicola), o anticipando ciò che verrà in 3 sul divano, 1966 (in cui Lewis interpreta cinque personaggi). Il talento recitativo dell'attore e regista è indubbio, ma alla lunga il gioco rischia di diventare ripetitivo e progressivamente sempre meno efficace, anche per via di un tasso di sentimentalismo decisamente insolito, quando non stonato, e una voglia di appiattire il tutto verso un confortante lieto fine. Così l'ironia sagace sulla contemporaneità e le sue maschere “mostruose” appare tutto sommato debole, compensata comunque da un gusto per l'invenzione comica sempre sorprendente. Decisamente godibile (a tratti anche irresistibilmente spassoso), ma anche più superficiale e furbo di quanto non vorrebbe sembrare.